Transnistria. Paese al gelo: la crisi energetica tra Moldavia, Russia e Europa

di Giuseppe Gagliano –

La Transnistria, la regione separatista filorussa della Moldavia, è precipitata in una grave crisi energetica, con il riscaldamento e l’acqua calda tagliati nelle abitazioni locali. La situazione è emersa mercoledì, dopo che la Russia non è riuscita a fornire gas all’Europa centrale e orientale attraverso l’Ucraina, un evento che potrebbe rappresentare una delle maggiori battute d’arresto per Mosca nella sua guerra energetica.
“Non c’è né riscaldamento né acqua calda”, ha dichiarato un’impiegata della compagnia energetica locale Tirasteploenergo all’agenzia Reuters. Le sue parole riflettono un dramma che coinvolge decine di migliaia di persone e che, al momento, non ha una soluzione immediata.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito l’interruzione del transito di gas una “grande sconfitta per Mosca”, evidenziando come la dipendenza energetica dalla Russia stia rapidamente erodendo il suo potere di ricatto geopolitico. Zelensky ha invitato l’Europa a sostenere la Moldavia durante questa fase di “trasformazione energetica”, sottolineando l’importanza strategica della regione nel contesto della crisi attuale.
La Moldavia, uno dei Paesi più vulnerabili d’Europa sul fronte energetico, sta reagendo con misure straordinarie per ridurre il consumo di energia di almeno un terzo. Il governo moldavo punta a coprire il 38% del fabbisogno con la produzione interna, di cui il 10% da fonti rinnovabili, mentre il restante 62% sarà importato dalla vicina Romania, che negli ultimi anni si è affermata come un partner cruciale nella sicurezza energetica regionale.
La posizione della Transnistria aggiunge una complessità ulteriore. Sebbene la regione sia de facto separata dalla Moldavia e sostenuta dalla Russia, Chişinău ha dichiarato che sta “cercando soluzioni alternative” per fornire calore ed energia alla popolazione locale. Una dichiarazione che mostra una sorprendente sensibilità verso la popolazione transnistriana, nonostante le tensioni politiche e territoriali.
Mentre le centrali termiche moldave continuano a funzionare normalmente e il governo garantisce sicurezza energetica al resto del Paese, la Transnistria si trova isolata, vittima della dipendenza russa e della sua vulnerabilità infrastrutturale. La mancanza di riscaldamento e acqua calda è un segnale tangibile della fragilità di una regione che, nonostante il sostegno di Mosca, è esposta agli stessi rischi energetici della Moldavia.
L’interruzione delle forniture di gas attraverso l’Ucraina rappresenta una sconfitta per Mosca, non solo dal punto di vista strategico, ma anche simbolico. La Russia ha utilizzato per anni l’energia come arma politica, ma l’attuale conflitto in Ucraina e la crescente indipendenza energetica dell’Europa stanno cambiando le regole del gioco. La Moldavia, con l’aiuto della Romania e il sostegno dell’UE, potrebbe emergere come un esempio di resilienza energetica in un contesto estremamente difficile.
Tuttavia, la situazione in Transnistria evidenzia una realtà complessa: la crisi energetica non è solo una questione di infrastrutture o approvvigionamenti, ma anche di geopolitica. La Transnistria, sostenuta dalla Russia ma geograficamente legata alla Moldavia, è un simbolo di come le tensioni globali possano influenzare direttamente la vita quotidiana di intere comunità.
La sfida, per l’Europa, è duplice: aiutare Paesi come la Moldavia a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e garantire che crisi come quella della Transnistria non si trasformino in catastrofi umanitarie. In questo contesto, il freddo di Tiraspol diventa il riflesso di una guerra energetica che non conosce confini.