
di Enrico Oliari –
Per ballare il tango bisogna essere in due. Ciò è quanto ha affermato il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite Vasily Nebenzya, riferendosi alle affermazioni del presidente Usa Donald Trump il quale ha affermato, nel corso di un’intervista al New York Post, di aver parlato al telefono con Vladimir Putin nella volontà di “smettere di veder gente morire: tutti quei morti. Giovani, belli. Sono come i vostri figli, due milioni, e per nessuna ragione”.
Trump si pone come leader indiscusso dell’umanità, ma se con Panama, il Messico e con l’Ue può fare ciò che gli pare, Nebenzya gli ha fatto notare che esiste “una considerazione dovuta degli interessi russi”, e che per discutere di “temi di interesse sia degli Usa che della Russa, specie in considerazione delle realtà di oggi”, è necessario un approccio paritario. Per cui “siamo aperti ai contatti” ma, come ha precisato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, “se vi sono state comunicazioni condotte attraverso diversi canali, io personalmente potrei non essere a conoscenza di qualcosa”: Mosca non smentisce né conferma quindi i contatti con Trump. E anche alla domanda di un giornalista su quanti contatti vi siano stati tra i due leader, il capo della Casa Bianca ha risposto che “Preferirei non dire nulla”.
Ha comunque confermato che Vladimir Putin “vuole che la gente smetta di morire” nel conflitto in Ucraina, non risparmiando una stoccata al predecessore affermando che “io a differenza di Biden sempre avuto un buon rapporto con Putin”, “Biden è stato una vergogna totale per il nostro paese, con me questa guerra neanche sarebbe iniziata”.
Intanto sul campo la guerra continua, con l’Ucraina in palese sofferenza. I russi non cessano di avanzare nel Donbass, e ora stanno stringendo in una manovra a tenaglia la città di Pokrovsk, la cui caduta potrebbe comportare il crollo del fronte meridionale. 151 droni russi, di cui la metà abbattuti, hanno colpito nella notte le regioni di Kiev, Kharkiv, Poltava, Sumy, Cherkasy, Chernihiv, Kirovohrad, Vinnytsia, Zhytomyr, Rivne, Volyn, Mykolaiv, Kherson e Odessa.
Droni ucraini, anche qui in buona parte abbattuti, sono piovuti sulle regioni di Kursk, dell’Orël, del Krasnodar, di Voronezh, Rostov, di Bryansk, Tula e della Crimea. A Dzerzhinsk unità delle Fsb hanno intercettato gruppi ucraini di sabotaggio e di ricognizione.
Il presidente ucraino Volodymyr ha fatto notare che i russi stanno aumentando le loro forze di 100mila unità, ovvero “creando nuove divisioni e sviluppando una nuova produzione militare, nonché espandendo la cooperazione con a Corea del Nord e introducendo nuove tecnologie di guerra moderne: è ovvio che Putin non si sta preparando a nuovi negoziati e intenda proseguire la guerra”. Dimentico del fatto che è stato lui a mettere per legge il divieto a se stesso e a ogni altro amministratore ucraino di interloquire con Putin, come pure del fatto che se non si vuole la guerra, basta evitare di fare i salti mortali per provocarla, a cominciare dalla richiesta di adesione alla Nato per arrivare alle autonomie del Donbass, previste dagli accordi mai rispettati di Minsk II.