Trump: intervista a Tudor Petcu

"In futuro potremmo dover affrontare una paradossale alleanza americano-russo-cinese".

a cura di Nicola Comparato

La politica di Donald Trump ha segnato un’epoca di trasformazioni radicali nella politica americana e internazionale. Con la sua visione controversa e il suo approccio diretto, Trump ha polarizzato gli Stati Uniti, ma ha anche ridefinito le dinamiche di potere mondiale. Il professor Tudor Petcu, filosofo e politologo di grande esperienza ci offre un’analisi profonda sulla figura di Trump, esplorando le sue politiche, le motivazioni che le sostengono e le ripercussioni globali. Un’opportunità unica per comprendere meglio la figura di un presidente che ha lasciato un segno indelebile nella storia recente.
Pectu, del Dipartimento Filosofia delle Religioni dell’Università di Bucarest, membro del Consiglio direttivo dell’associazione Dimitrie Cantemir, professore di filosofia presso la Little London International Academy, scrittore, filosofo, dottore di ricerca in Filosofia della politica e collaboratore presso il Dipartimento di scienze della storia e della documentazione storica nella Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Milano.

– Professor Petcu, come definirebbe la politica di Donald Trump in relazione agli ideali tradizionali della democrazia americana?
“Gli Stati Uniti d’America rappresentano ancora oggi un simbolo di libertà e democrazia, nonostante le vicissitudini storiche. Continuiamo a considerare l’America come una sorta di liberatore, come quella fiamma di speranza che potrebbe portare un raggio di luce anche nelle zone più buie della Terra. Il problema è che anche in quella che chiamiamo “Terra Promessa”, i conflitti sociali, le ingiustizie di ogni natura, così come la degenerazione morale, favoriscono nuove grida di disperazione. D’altro canto, il fallimento del globalismo e la fragilità delle relazioni internazionali hanno probabilmente portato molti cittadini americani a vedere nella persona di Donald Trump il salvataggio di cui l’America ha bisogno per rilanciarsi. Naturalmente, il suo conservatorismo e nazionalismo sono in qualche modo antagonisti alla cultura della diversità e della modernità, ma d’altro canto, Donald Trump può fungere da ponte tra l’Occidente e Vladimir Putin per garantire la pace globale”.

– In che modo le politiche interne di Trump, come le riforme fiscali e l’immigrazione, hanno cambiato il volto degli Stati Uniti?
“Certamente, tutto ciò che ha citato ha cambiato radicalmente l’immagine degli Stati Uniti d’America. Anche molti teorici contemporanei hanno iniziato a parlare di una Nuova America. Mi sarebbe difficile dire come sarà questa nuova America, ma è abbastanza chiaro che almeno il problema del confine tra Messico e Stati Uniti deve essere risolto con urgenza. Ultimo ma non meno importante, vorrei porre la seguente domanda: come apparirà l’America a Donald Trump in una NATO che Trump stesso rifiuta, considerando che l’America non ha nulla da guadagnare dall’essere parte di questa Alleanza? In questo senso, cosa ne sarà dell’America e quale sarebbe il futuro dei paesi membri della NATO? Il tempo risponderà a tutte queste domande”.

– Trump ha avuto un approccio molto personale nei confronti della politica estera, in particolare con la Cina e l’Europa. Come interpreta questa visione isolazionista rispetto alla tradizione di cooperazione internazionale degli Stati Uniti?
“Come ho accennato nella risposta precedente, Trump può delineare un volto molto più rigido degli Stati Uniti, chiaramente diverso dal cosiddetto “americanismo consumistico internazionalista”, ma forse la sua rigidità potrà in qualche modo moderare l’antioccidentalismo manifestato dalla Russia e dalla Cina. Una tale eventualità potrebbe dar vita ad altre organizzazioni internazionali o potrebbe amplificare le strutture dei BRICS, verso le quali molti paesi membri della NATO già esprimono la loro ammirazione”.

– Qual è stato, secondo lei, l’effetto di Trump sulla polarizzazione politica negli Stati Uniti? Ha contribuito a creare un ambiente più divisivo o c’è stata una reazione naturale alle sfide globali contemporanee?
“In questa situazione, come in ogni altra, abbiamo a che fare con almeno due schieramenti. Trump rappresenta chiaramente il tipico conservatorismo americano di origine religiosa, che sostiene la cosiddetta gerarchia naturale delle cose, ma un simile atteggiamento, paradossalmente proveniente dal padre della democrazia globale, potrebbe addirittura incoraggiare i regimi dittatoriali esistenti in quei paesi dove la libertà è solo un sogno perduto. I conservatori di tutto il mondo lo applaudono e vedono in Donald Trump la speranza per la rinascita morale e spirituale del mondo, ma dovremmo sempre sollevare la questione del rapporto tra libertà e rigidità morale. Abbiamo certamente bisogno di regole morali e di codici etici, ma è necessario il conservatorismo politico?”.

– Guardando al futuro, quale impatto crede che il Trumpismo avrà sulla politica americana e sul mondo, soprattutto in un contesto di crescente rivalità con potenze come la Cina e la Russia?
“È possibile che il nuovo conservatorismo trumpista piaccia ai venditori ambulanti di adozione, Cina e Russia e probabilmente in futuro potremmo dover affrontare una paradossale alleanza americano-russo-cinese. Un’alleanza indesiderata, perché dopo di essa potrebbero verificarsi nuovamente divisioni territoriali o nuove egemonie, e il sogno delle giovani democrazie potrebbe essere nuovamente infranto. Non capisco nemmeno lontanamente l’affermazione di alcuni conservatori italiani, rumeni o ungheresi che ritengono che “eleggendo Donald Trump presidente degli Stati Uniti d’America, Dio ha rinviato ancora un po’ l’arrivo dell’Apocalisse”, ma non capisco. Spero ancora che questo Donald Trump rimanga al livello del pioniere americano, descritto dal filosofo André Bréton, capace allo stesso tempo di dialogare con le società chiuse per essere la guardia di cui hanno bisogno le società aperte”.