Trump provoca l’unità del mondo islamico: l’Oic riconosce Gerusalemme Est capitale della Palestina

di Enrico Oliari

Immediatamente dopo l’annuncio del presidente Usa Donald Trump del trasferimento dell’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo così la Città Santa quale capitale di Israele, dal mondo islamico si sono levate proteste accese, ed il presidente turco Recep Tayyp Erdogan aveva addirittura minacciato la chiusura delle relazioni diplomatiche con Israele. Gli aveva risposto uno scocciato premier israeliano Benjamin Netanyahu, il quale gli aveva ricordato che “l’epoca dell’Impero ottomano è terminata”.
Erdogan aveva convocato a Istanbul gli stati generali del mondo islamico ed oggi si è svolta nella città del Bosforo la riunione straordinaria dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic), proprio per discutere della crisi politica che segue la decisione di Trump.
Va detto che risale al 1995 la legge approvata dal Congresso Usa, il ”Jerusalem Embassy Act”, che prevede il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme, ma una clausola della stessa, osservata da tutti i presidenti precedenti a Trump, prevedeva il rinvio della sua attuazione di sei mesi in sei mesi per “interessi relativi alla sicurezza nazionale”.
Se la condanna all’iniziativa di Trump è giunta unanime da tutto il mondo islamico, i toni non sono stati uguali, e di certo pesano le iniziative diplomatiche della Casa Bianca e gli interessi intrecciati con gli Usa che hanno paesi come l’Arabia Saudita, dove di recente sono state siglate commesse per l’acquisto di armi pari a 100 miliardi di dollari.
In questa situazione non omogenea il presidente turco sta facendo sentire forte la sua voce al fine di acquisire una leadership del mondo islamico e quindi di quello mediorientale, uno scacchiere che vede tre attori forti, Turchia, Iran e Arabia Saudita, dopo che il Qatar è stato relegato in un angolo.
Così Erdogan è riuscito a cavalcare la protesta più accesa, e a Istanbul ha oggi affermato che “Dobbiamo riconoscere lo Stato di Palestina con i confini del 1967, liberandoci dall’idea che questo sia un ostacolo alla pace”, e “Gerusalemme come capitale dello stato occupato di Palestina”, “invito tutti i paesi a farlo”.
Il presidente turco ha ribadito che “Gerusalemme è la nostra linea rossa”, ed ha osservato che “Almeno 196 Paesi delle Nazioni Unite sono fermamente contrari”al riconoscimento degli Usa della Città Santa a capitale di Israele. Ma ci è andato giù ancora più pesante mostrando la foto di un bambino palestinese bendato e circondato da militari israeliani, e sostenendo che “Israele è uno Stato terrorista, i suoi soldati sono terroristi che uccidono bambini di 10 anni e li arrestano. Mi chiedono perché lo dico? Ma come posso non dirlo?”. Accuse a cui aveva già risposto Netanyahu, qualche giorno fa, quando gli ricordava che “non sono abituato a ricevere lezioni da un leader che bombarda e uccide gente innocente”, con riferimento al dramma dei curdi della Turchia.
Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha affermato che non sarà riconosciuto più alcun ruolo agli Usa nel processo di pace israelo-palestinese: “La decisione Usa su Gerusalemme è fortemente provocatoria, Gerusalemme appartiene a tutte le religioni, è la città della pace. Gerusalemme è e sarà sempre la capitale eterna della Palestina”. “Diversamente – ha aggiunto – non ci saranno stabilità e pace”.
Anche l’Iran si è detto disponibile ad una risposta unitaria e coordinata del mondo islamico, ed il presidente Hassan Rohani, anche lui presente alla riunione Oic, ha dichiarato che “L’Iran è pronto a cooperare con tutti i Paesi islamici per la difesa di Gerusalemme”, ed ha lanciato un appello all’”unità islamica” contro “il pericolo del regime sionista”.
L’iniziativa di Trump ha quindi sortito l’effetto collaterale di favorire l’unità del mondo islamico contro Israele e contro gli Usa, e difatti il leader iraniano ha affermato che “i problemi tra i Paesi islamici possano essere risolti col dialogo”.
La votazione finale ha visto lo scontato riconoscimento da parte dell’Oic di Gerusalemme Est come capitale occupata dello Stato di Palestina ed è stato formulato l’invito a tutti i paesi del mondo a fare altrettanto.
Inoltre è stato espresso un ammonimento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: se non agirà contro l’iniziativa di Trump, la cosa verrà portata al voto dell’Assemblea generale dell’Onu.
Pesa, tra l’altro, la posizione dell’Unione Europea, la quale ha fatto sapere ufficialmente per bocca del Consiglio Esteri lunedì a Benjamin Netanyahu la propria posizione, ovvero quella dei “Due Popoli, Due Stati con capitale unica Gerusalemme”.
L’Oic è stata fondata nel 1969 e raccoglie 57 paesi; alla conferenza straordinaria di Istanbul sono presenti i rappresentanti di una ventina di nazioni: Turchia, Giordania, (con re Abdallah), Afghanistan, Azerbaijian, Bangladesh, Indonesia, Qatar, Kuwait, Somalia, Libano, Libia, Yemen, Guinea, Togo e Sudan. Egitto, Emirati Arabi, Arabia Saudita (partecipa il ministro per gli Affari Islamici) e Marocco.