Trump: sanzioni alla Cpi

di Andrea Bert –

Il presidente Usa Donald Trump ha firmato sanzioni nei confronti della Corte penale internazionale (Cpi) per aver avviato “azioni illegittime e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato Israele”, ovvero aver emesso “mandati di arresto infondati” contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. L’azione della Cpi investiva anche gli esponenti di Hamas Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, Yahya Sinwar e Ismail Haniyeh, ma sono stati tutti uccisi dalle forze israeliane insieme a 47mila civili di cui un terzo bambini nel recente conflitto di Gaza. Lo stesso Trump ha inoltre rimarcato che Usa e Israele non sono paesi membri della Cpi, ma ha specificato che le sanzioni “produrranno effetti tangibili” su color che hanno commesso tali “trasgressioni”, ovvero i giudici. Si tratta nello specifico del congelamento dei beni, (compresi dei famigliari), e del divieto di entrata negli Usa.
Non è una novità il doppiopesismo statunitense, quando si tratta di diritto delle genti: da una parte popoli eletti e dall’altra la feccia umana, da una parte la “giustizia”, anche quando si tratta di sterminare un milione di iracheni per armi di distruzione di massa inesistenti, e dall’altra il “terrorismo” sempre e comunque, anche quando si tratta di chi cerca di difendere la propria terra e la propria famiglia dai carri armati israeliani.
Non a caso dallo “stretto alleato” il ministro degli Esteri Gideon Saar ha ringraziato Trump per l’ordine esecutivo che colpisce un’istituzione la quale “negli ultimi tempi si è camuffata da strumento politico di parte”. Non lo era ovviamente quando il mandato d’arresto era per Vladimir Putin, reo di aver spostato bambini del Donbass dal fronte e averli trasferiti in zone sicure in Russia: allora per la stampa occidentale si trattava di un trionfo della giustizia. Naturalmente i bambini ucraini facevano parte dei “popoli eletti”, mentre quelli palestinesi schiacciati dalle macerie dei bombardamenti rientrano in una casistica accettabile per la sicurezza.
Da ovunque si sono alzate reazioni di disapprovazione, anche perché “La Corte – ha osservato il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – garantisce la responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo, per cui deve poter perseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale. L’Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale”.
“Rammarico” è stato espresso dal portavoce dell’Ohchr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani) Ravina Shamdasani, il quale ha chiesto agli Usa il ritiro del provvedimento, mentre dalla sede della Cpi de L’Aja è stata espressa condanna, ma anche l’impegno “a continuare a fornire giustizia e speranza a milioni di vittime innocenti di atrocità in tutto il mondo”.