di Guido Keller –
Nonostante tutto. Le contestazioni di piazza, la crisi sociale ed economica diffusa, il licenziamento del Parlamento e del governo, i poteri speciali, gli arresti di deputati, politici, giornalisti e persino di magistrati. La Corte costituzionale mai nominata. E poi ancora, le elezioni parlamentari, senza partiti. Nonostante tutto. Nonostante tutto il 66enne presidente tunisino Kais Saied è stato rieletto alla guida della Tunisia con lo schiacciante risultato dell’89% delle preferenze, e già ieri sera c’era chi nella capitale Tunisi aveva organizzato cortei di macchine in festa, con bandiere e clacson sparati a cento.
Si tratta tuttavia di una vittoria fortemente mutilata, non tanto per i candidati alternativi a cui non è stato concesso dalla Commissione elettorale di correre, quanto più perché alle urne si è presentato solo il 27,7% degli aventi diritto, neanche un tunisino su tre, segno di una diffusa disillusione e di una Primavera araba ormai archiviata nell’armadio dei ricordi.
I due concorrenti che avevano resistito al filtro della Commissione elettorale sono stati decisamente sconfitti: si tratta dell’imprenditore ed ex deputato del partito liberale Azimoun, Ayachi Zammel, neanche a dirlo in carcere con l’accusa di aver falsificato le firme necessarie per candidarsi (ha preso intorno al 7% delle preferenze), e il segretario del Movimento del Popolo Zouhair Maghzaoui, fermo neanche al 4% dei voti.