Turchia. Erdogan nomina il nuovo gabinetto. Ma non molla sulla Svezia

di Shorsh Surme

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato il suo nuovo gabinetto, dopo la sontuosa cerimonia di insediamento di sabato, segnando l’inizio del suo terzo decennio in carica con nomine che intendono alludere a un’evoluzione verso una politica economica ortodossa e una diplomazia muscolare.
In occasione del giuramento Erdogan ha tentato di dare un tono unificante in contrasto con gran parte della sua campagna elettorale: “Abbracceremo tutti gli 85 milioni di turchi, indipendentemente dalla loro visione politica, dalle loro radici, dal loro credo o dalla loro setta”. Dimenticando quanti sono ingiustamente sono in carcere perché erano contro la sua politica sciovinista.
All’inaugurazione hanno partecipato capi di Stato, tra cui il presidente venezuelano Nicolás Maduro, il presidente azero Ilham Aliyev, il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan.
Era presente anche il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, che ne ha approfittato per invitare Erdogan ad acconsentire all’adesione all’Alleanza della Svezia “il prima possibile”.
Erdogan, la cui rielezione è stata sostenuta da una nuova coalizione di destra nel parlamento turco, ha ripetutamente accusato la Svezia di ospitare militanti curdi ostili allo Stato turco.
In una recente intervista ha dichiarato alla CNN che “non possiamo vedere di buon occhio l’adesione della Svezia alla Nato”, nonostante le pressioni della Casa Bianca.
Il presidente turco ha vinto la rielezione con il 52,18% rispetto al suo rivale Kemal Kılıçdaroğlu (47,82%) la scorsa settimana, dopo una campagna in cui l’opposizione ha contestato Erdoğan per i suoi risultati economici e per il crescente spostamento del Paese verso il governo di un solo uomo.
Un rimpasto di gabinetto e il ritorno dell’economista Mehmet Şimşek, ampiamente rispettato, hanno fornito segnali di una potenziale nuova direzione per il governo di Erdogan, dopo che il suo precedente mandato quinquennale era stato caratterizzato da una politica economica sempre meno ortodossa.
La scelta di nominare il curdo Hakan Fidan, a lungo a capo dell’Organizzazione nazionale di intelligence (MIT), a ministro degli Esteri in sostituzione del diplomatico di ruolo Mevlüt Çavuşoğlu, suggerisce un potenziale futuro cambiamento nello stile delle relazioni estere della Turchia.
Fidan ha diretto il MIT per 13 anni e di recente ha avuto incontri a Mosca con le sue controparti russe, iraniane e siriane in merito al conflitto in Siria.
“È il mio custode dei segreti, è il custode dei segreti dello Stato”, ha detto una volta Erdogan di Fidan.
La decisione di Erdoğan di nominare Şimşek ministro delle Finanze è stata preannunciata dalla stampa nazionale e finanziaria, e si prevedeva che la mossa avrebbe rassicurato i mercati, dato che la lira turca ha toccato un nuovo minimo durante l’insediamento di Erdogan, 21 lire per un dollaro.
La nomina di Şimşek, insieme a quella di un potenziale nuovo capo della Banca centrale turca, ha fornito timidi segnali in base ai quali Erdogan potrebbe essere disposto a cedere parte del suo controllo sulla banca centrale e ad allontanarsi dalle politiche economiche fondate sulla convinzione che i tassi d’interesse causino l’inflazione, anziché frenarla.