Turchia. Erdogan non cede alle pressioni di Trump: acquista gli S-400 dai russi

di Enrico Oliari

Nelle ultime settimane il Pentagono ha fatto di tutto per far saltare il contratto stipulato nel 2017 dalla Turchia, paese membro della Nato, con la russa Rosoboronexport per l’acquisto di sistemi antimissilistici S-400. In agosto l’ad di Rosoboronexport, Alexander Mikheyev, aveva spiegato all’Interfax che “Il contratto sta seguendo i termini prestabiliti, noi inizieremo ad implementarlo nel 2019” per portare a termine il progetto entro il marzo 2020, e l’ad della Rostec Corporation, azienda di Stato russa per la costruzione degli armamenti, aveva reso noto che il prezzo pattuito ammontava “a 2,5 miliardi di dollari, di cui il 45% del totale sarà versato come anticipo dalla Turchia, mentre il 55% sarà finanziato con prestiti russi”.
Il presidente Usa Donald Trump, come già fece la precedente amministrazione, non ha perso occasione per rimproverare alla Turchia di aver acquistato sistemi missilistici per così dire dal “nemico” e non dagli alleati, cioè dal suo paese, e forse in questa chiave va letta la svalutazione della lira turca di qualche mese fa, crisi di cui Erdogan ha accusato gli Usa e per ha ricevuto importanti prestiti dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti.
In queste ore il quotidiano turco Yeni Safak ha riportato che l’amministrazione Erdogan ha respinto la proposta degli Usa, formulata da una delegazione giunta ad Ankara settimana scorsa, di recedere dal contratto con i russi in cambio della fornitura di sistemi missilisti da difesa Patriot, anche perché il prezzo offerto di 3,5 miliardi di dollari è risultato nettamente superiore alla proposta russa e comunque non è stato offerto nessuno sconto alla Turchia. A onor del vero la delegazione statunitense aveva caricato l’offerta con 4 stazioni radar AN / MPQ-65, 10 dispositivi di antenne, 20 lanciatori M903 e apparecchiature di prova, ma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha messo le mani avanti parlando di penali consistenti in vista di una’eventuale recessione dal contratto.
Non è tuttavia solo una questione di prezzi. Erdogan continua a tenere la Turchia con il piede in due scarpe, e con la Russia ha altri progetti strategici in corso a cominciare dalla costruzione della centrale nucleare di Akkuyu per un costo complessivo stimato di 20 miliardi di dollari, per poi passare al Turkish Stream, le cui due pipeline saranno operative nel 2019, per un costo complessivo dell’operazione di 11,4 miliardi di euro: i due condotti riforniranno la Turchia e, passando per il territorio di Ankara, potranno arrivare al mercato europeo, salvo l’altolà di Bruxelles. E’ inoltre in fase di studio un accordo di libero scambio tra i due paesi.
Con gli Usa invece i conti sono aperti, a cominciare dal sostegno militare dato ai curdi in Siria (Trump ritirerà i militari ma non interromperà le forniture e lascerà le armi all’Ypg), per arrivare all’attacco speculativo della lira, per cui Erdogan aveva esclamato che “Loro hanno i dollari, noi abbiamo Dio”. E poi c’è il caso del ricco imam Fethullah Gulen, che Washington si è rifiutata di estradare, ritenuto da Ankara essere la mente del fallito golpe (presunto o vero che sia stato) del 15 luglio 2016; la Turchia ha risposto tenendo agli arresti il pastore evangelico Andrew Brunson, accusato di cospirazione e terrorismo per aver avuto all’indomani del tentato colpo di Stato contatti con il Pkk e con i gulenisti. Brunson è poi stato rilasciato nell’ottobre scorso, ma già gli Usa avevano introdotto sanzioni per fare pressioni per il suo rilascio. Sanzioni nei confronti di un alleato.

Sistema difensivo S-400. (Foto Ministero della Difesa russo).

L’S-400 è un sistema d’arma antiaereo di nuova generazione sviluppato da Npo Almaz, azienda russa del settore difesa, prodotto da Mkb Fakel, azienda di stato russa con sede a Khimki, ed esportato dalla statale Rosoboronexport.
E’ stato progettato come sistema d’arma capace di intercettare e colpire aerei da guerra e missili balistici e da crociera che volano a una velocità di 17mila km/h. Il sistema può individuare fino a 36 obiettivi contemporaneamente (80 nelle nuove versioni) in un raggio che va da 30 a 400 km in base al tipo di missile utilizzato.
Il sistema è costituito dal posto di comando 55K6E e dal radar 91N6E di acquisizione, gestiti con il sistema di gestione del combattimento 30K6E. Il posto di comando è affiancato in genere da 6 complessi 98Zh6E, ognuno dei quali comprendente un radar 92N6E di ingaggio e un numero variabile di TEL 5P85SE2/5P85TE2, armati con 4 missili 48N6E2/E3; a complemento di tutto ciò, vi è un sistema di supporto logistico 30Ts6E comprendente lo stivaggio dei missili ed equipaggiamenti di manutenzione.