Fethullah Gulen e il suo ruolo in Turchia e nel mondo

di Armando Donninelli –

Fethullah Gulen, nato nel 1941 a Pansier in Turchia, è un importante studioso dell’Islam, per la prima parte della sua vita è stato un Imam.
Le sue notevoli abilità oratorie gli consentirono di acquisire una notevole fama nella Turchia occidentale, ove egli operava. Ci determinò la nascita di una struttura organizzativa facente a lui capo, incentrata con particolare attenzione all’istruzione, finanziata con le donazioni dei suoi numerosi seguaci. Questo fu il primo nucleo di quella complessa organizzazione che si sviluppò successivamente e che in turco venne denominata Hizmet, cioè servizio.
Abbandonata l’attività di preghiera all’inizio degli anni ottanta, cominciò a concentrarsi su attività di carattere religioso, sociale, nel campo dei media e dell’istruzione, ciò utilizzando la struttura organizzativa precedentemente fondata e che si allargò a tutto il paese.
All’inizio degli anni novanta sono oltre 100 le scuole gestite da Hizmet, ciò accanto a numerosi centri studi e a corsi di preparazione per l’accesso alle università. In tale periodo Hizmet comincia anche ad operare nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale, ove vi è un affinità linguistica e culturale con la Turchia.
Nel corso di quel decennio l’organizzazione di Gulen diviene veramente internazionale, si riesce a inserire in oltre ottanta paesi, prevalentemente mussulmani, ma non solo. Difatti, proprio in quegli anni Hizmet comincia a fornire assistenza alle comunità di immigrati turchi in Europa, la Germania in primis. Nel 1999, in un clima di pesante tensione tra i militari e il movimento filo islamico di Erdogan, allora all’opposizione ma in forte ascesa nei sondaggi, Gulen decide di auto esiliarsi negli USA.
Dopo gli attentati del settembre 2001, Gulen e la sua organizzazione hanno cominciato ad essere guardati con simpatia da molti paesi occidentali, desiderosi, questi ultimi, di trovare un interlocutore affidabile nell’Islam moderato, cioè quello che sostiene Hizmet con le sue molteplici attività.
Nel 2002 è arrivato al potere in Turchia il movimento filo islamico dell’AKP, guidato da Erdogan, il quale ha iniziato un attività di de secolarizzazione della Turchia. In ciò ha potuto contare sulla collaborazione del suo amico Gulen. Tutto questo nel ambito di una netta separazione dei compiti, in cui all’AKP spettava il ruolo dell’attivismo politico mentre Hizmet doveva agire in campo sociale ed educativo.
All’inizio del nuovo millennio Hizmet è oramai di gran lunga l’organizzazione privata più importante della Turchia, ma il suo ruolo risulta enormemente accresciuto anche all’estero, prevalentemente in paesi mussulmani ma anche in paesi ove sono presenti consistenti comunità di fede islamica.
In tali contesti Hizmet inizia a raccogliere un numero sempre crescente di aderenti, gente comune ma anche accademici, imprenditori e personaggi del mondo dei media. Tutti attirati dal carisma e dagli insegnamenti di Gulen il quale, nel frattempo, ha iniziato a dedicarsi con impegno al dialogo interreligioso.
Secondo Graham E. Fuller, un ex dirigente di alto livello della CIA ed esperto di Turchia, Hizmet avrebbe nel corso degli anni infiltrato numerosi suoi aderenti in posizioni chiave della magistratura turca al fine di condizionare la vita del paese. L’apice di tale progetto venne raggiunto tra il 2007 e il 2012 quando numerosi oppositori di Erdogan furono incriminati ed arrestati con varie accuse di frode in diversi settori della vita pubblica, tutto questo da magistrati riconducibili prevalentemente a Gulen. Si tratta di affermazioni fatte non solo da Fuller ma anche da altri analisti e che, nel complesso, gettano una luce inquietante su Hizmet e i suoi progetti.
I rapporti personali e di collaborazione tra Gulen ed Erdogan, solidi e di lunga data, cominciarono ad un certo punto ad incrinarsi. Sembra infatti che Erdogan, di gran lunga la persona più potente della Turchia, vedesse in modo negativo il crescente ruolo di Gulen nella vita pubblica del paese.
La svolta si ebbe alla fine del 2013 quando numerose persone legate all’AKP, il partito di Erdogan, furono incriminate ed arrestate, ciò sulla base di accuse principalmente di corruzione e riciclaggio di denaro. Lo stesso Erdogan e i suoi familiari furono sottoposti a indagini. A questo punto intervenne il governo che ordinò con un decreto la rimozione di 350 funzionari di polizia coinvolti nelle precedenti operazioni. Lo stesso procuratore che le coordinava fu licenziato.
Ne nacque una pesante diatriba tra Gulen, sempre residente negli USA, che accusò il governo di voler epurare funzionari pubblici scomodi, ed Erdogan, il quale parlò di un “Colpo di stato giudiziario” gestito da Gulen.
Nel 2014 un tribunale turco emise un mandato d’arresto per Gulen, ciò dopo che venti giornalisti riconducibili al suo movimento furono arrestati. Alla base di ciò vi era l’accusa, fatta per la prima volta dalle autorità turche, secondo cui il movimento fondato da Gulen avrebbe avuto carattere terroristico.
L’apice dello scontro venne raggiunto nel luglio del 2016 quando una parte dell’esercito turco cercò di impadronirsi del potere ed esautorare Erdogan. Il tentativo di colpo di stato fallì, grazie soprattutto alla resistenza opposta dai militari lealisti e dall’opinione pubblica. Erdogan ne attribuì la responsabilità all’organizzazione di Gulen, evidenziando ancora una volta il carattere terroristico ed eversivo della medesima.
A seguito del fallito tentativo di colpo di stato le ritorsioni si concentrarono soprattutto su pubblici funzionari legati a Hizmet. Decine di migliaia, tra giudici, insegnanti, poliziotti ed altri funzionari statali furono costretti ad abbandonare il proprio lavoro.
Va comunque ricordato che Gulen ha sempre categoricamente smentito ogni coinvolgimento, suo e della sua organizzazione, nel tentativo di golpe.
La Turchia chiese l’estradizione di Gulen agli USA che, a loro volta, respinsero la richiesta di Ankara affermando che la documentazione prodotta non dimostrerebbe il carattere eversivo e terroristico della sua azione. Da tale momento la questione dell’estradizione di Gulen divenne uno dei punti di maggior attrito tra Turchia e USA.
L’organizzazione facente capo a Gulen è diventata per Ankara un nemico mortale, ancora oggi chi viene sospettato di avere legami con essa viene allontanato immediatamente dalla pubblica amministrazione, ciò con una durezza tale da essere criticata dal Consiglio d’Europa, ciò tanto per quanto riguarda la forma come per quanto riguarda il merito.
Nonostante l’azione repressiva voluta da Erdogan, l’impronta di Gulen in Turchia rimane forte, secondo una stima del 2017 circa 1.200.000 cittadini turchi hanno frequentato le sue scuole e sono intrisi dei suoi insegnamenti.
L’ostilità del governo turco ha determinato il concentrarsi delle attività di Hizmet all’estero, la sua presenza è segnalata in circa 160 paesi nel mondo, sulla base di una ricerca fatta nel 2018 dall’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle i suoi aderenti nel globo sono circa 3.500.000, ad esclusione ovviamente dei residenti in Turchia per i quali è difficile raccogliere dati.
La caratteristica del suo operare non si focalizza sulla costruzione di moschee o sul tenere incontri di preghiera, come invece fanno i musulmani istituzionali, bensì sull’apertura di scuole, ove la componente religiosa ha carattere secondario, ma anche sulla creazione di enti di beneficenza diretti a favorire il dialogo interreligioso.
Un rapporto del Ministero degli Esteri dell’Australia del settembre del 2020, incentrato su Hizmet, ha evidenziato l’assenza di una struttura gerarchica pubblica nel movimento, bensì la presenza di un’organizzazione interna, riconducibile a Gulen e ai suoi consiglieri, e un’organizzazione che deve operare all’esterno, basata su attivisti, spesso ex studenti delle scuole di Gulen.
Il centro propulsivo della maggior parte delle attività svolte da Hizmet è costituito da riunioni periodiche che si tengono in case private, in tali sedi vengono affrontate le questioni inerenti la fede e la società ma, soprattutto, come attuare concretamente gli insegnamenti di Gulen nel contesto in cui si vive.
Anche se poco visibili, i suoi membri sono presenti anche in Europa, in particolare Germania, Belgio, Olanda e Francia, spesso si tratta di immigrati turchi con alto livello d’istruzione.
Il ruolo certamente più importante di Hizmet si ha nei paesi dell’Asia Centrale, anche grazie ad affinità linguistiche con la popolazione locale. Qui le sue scuole sono piuttosto diffuse e offrono una valida alternativa alle famiglie che temono il potenziale radicalismo degli insegnamenti religiosi.
Ovviamente ciò non è ben visto da Ankara, basti pensare che nel giugno del 2021 Orhan Inandi, un popolare educatore con cittadinanza turca e kirghisa sparì da Bishkek, capitale del Kirghizistan, ciò diede origine a proteste di massa. Poco dopo Erdogan chiarì la vicenda affermando che Inandi era stato rapito, in quanto collaboratore di Gulen, da agenti dell’intelligence turca.
L’organizzazione di Gulen è stata certamente indebolita dalla dura repressione seguita al tentato golpe del 2016, tuttavia anche Erdogan appare più debole, ciò per una serie di ragioni tra cui, di fondamentale importanza, proprio lo scontro con Gulen che, in alcuni strati dell’elettorato turco, resta molto popolare. Se nelle imminenti elezioni presidenziali Erdogan venisse sconfitto, cosa non improbabile, allora, a quel punto, si aprirebbe un avvenire radioso per l’attività di Gulen nella sua madre patria.