di Giuseppe Gagliano –
L’annuncio dell’investimento di 7 miliardi di dollari da parte di SOCAR, la compagnia petrolifera statale azera, in nuovi impianti petrolchimici in Turchia rappresenta molto più di un semplice progetto economico. È una mossa politica ed economica che consolida ulteriormente il legame strategico tra due nazioni unite da radici culturali comuni e da una visione geopolitica convergente.
L’espansione della capacità produttiva della Petkim, controllata da SOCAR, permetterà alla Turchia di ridurre la sua dipendenza dall’importazione di poliolefine, polimeri fondamentali per la produzione di plastica e gomma. Attualmente, Ankara importa il 90% di questi materiali. La produzione interna, prevista per i prossimi cinque-dieci anni, garantirà non solo un risparmio significativo ma anche una maggiore resilienza del settore industriale turco.
Questa iniziativa rafforza il ruolo dell’Azerbaigian come investitore strategico in Turchia, portando benefici economici reciproci. Da un lato, SOCAR aumenterà le sue entrate, mentre dall’altro Ankara potrà migliorare la sua bilancia commerciale e diversificare le sue fonti di approvvigionamento industriale. Con 16 impianti attivi e una produzione annua di 2 milioni di tonnellate metriche, Petkim si afferma come un pilastro dell’industria petrolchimica turca, destinato a crescere ulteriormente.
L’investimento di SOCAR è l’ultimo tassello di una relazione bilaterale che si è consolidata negli ultimi decenni. Turchia e Azerbaigian condividono non solo una comune eredità culturale, ma anche un’alleanza formale sancita dal Patto di Mutua Assistenza Strategica del 2010. Questo accordo prevede il supporto reciproco in una vasta gamma di scenari, incluse questioni di sicurezza e difesa.
La Turchia, già un intermediario fondamentale per il gas azero diretto verso l’Europa, rafforza così il suo ruolo come ponte tra Oriente e Occidente. Questa collaborazione non è solo economica: rappresenta una risposta alle pressioni geopolitiche che entrambe le nazioni affrontano, dalla rivalità con l’Armenia per l’Azerbaigian al confronto con l’Occidente e la Russia per la Turchia.
L’investimento si inserisce in un contesto più ampio di competizione regionale. Con l’Armenia ancora percepita come una minaccia diretta, l’Azerbaigian usa la sua crescente influenza economica per consolidare alleanze chiave. La Turchia, dal canto suo, utilizza la partnership con Baku per rafforzare il proprio peso regionale e il blocco turcofono, che ambisce a diventare un polo geopolitico sempre più rilevante.
In questo scenario, l’investimento di SOCAR può essere interpretato anche come un segnale rivolto ai partner internazionali, Europa in primis, che dipendono dal gas azero per diversificare le loro forniture energetiche. Ankara e Baku mostrano di essere alleati capaci di agire in modo coordinato per perseguire i propri interessi strategici, consolidando il blocco turcofono come un’entità politica ed economica sempre più influente.
L’iniziativa da 7 miliardi di dollari non è solo un progetto industriale, ma un tassello di una strategia politica ed economica a lungo termine. Turchia e Azerbaigian dimostrano come una cooperazione basata su interessi comuni possa trasformarsi in un modello di integrazione regionale. Questo investimento non solo rafforzerà le economie di entrambi i Paesi, ma consoliderà anche la loro posizione in un panorama geopolitico sempre più complesso. La sfida, ora, sarà mantenere l’equilibrio tra i benefici economici e le inevitabili pressioni geopolitiche che questa alleanza rafforzata comporta.