Ucraina: al vertice Nato “prudenza” e “responsabilità”, per non allargare il conflitto

Niente forza di pace, no fly zone o carri armati per Zelenky: arriveranno droni, armi anticarro e finanziamenti. Forse gli S-400 turchi.

di Enrico Oliari

Consiglio europeo, G7 e vertice Nato oggi a Bruxelles, un tour de force incentrato sulla crisi ucraina. Il punto centrale nelle dichiarazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è stato quello di ravvisare la “responsabilità a che il conflitto non si aggravi, in quanto sarebbe più pericoloso e devastante”.
E’ stato un modo per dire una volta per tutte al presidente ucraino Volodymyr Zelensky che non è possibile un intervento dell’Alleanza Atlantica in Ucraina, peraltro paese non membro, ne’ con l’invio di uomini, nel con l’attuazione di una no-fly zone, che significherebbe far volare gli F-35 per abbattere gli aerei russi.
Quindi via libera alla fornitura di altre armi, e già il Cremlino ha parlato di “provocazione”, ma non oltre sul piano militare.
Il presidente Usa Joe Biden, che si sta apprestando a staccare un assegno di 13,6 miliardi in armi per fornire gli ucraini, ha annunciato che “siamo impegnati a studiare l’invio di ulteriori attrezzature, tra cui i sistemi di difesa aerea, per aiutare l’Ucraina”. Non si tratta certo di un regalo per il primo venditore di armi al mondo, ma tant’è che è quanto serve in questo momento all’Ucraina per opporsi ai russi, secondo i membri della Nato.
Stoltenberg ha poi affermato in conferenza stampa che “la Nato invierà in Ucraina droni e armi anticarro, che si sono dimostrati molto efficaci”, come pure equipaggiamenti per far fronte ad eventuali attacchi chimico-biologici.
Zelensky, che è intervenuto al vertice in videoconferenza per circa 10 minuti, è tornato a chiedere armi per respingere l’offensiva russa, sostenendo che “Siamo uniti nella difesa della democrazia”, ma al vertice Nato tutti sanno che si tratta di un concetto usato ed abusato, dal momento che l’Ucraina ha ancora molto da fare per uscire dal sistema oligarchico e diventare un paese dove la “democrazia” assume un valore occidentale. Il presidente ucraino ha detto al vertice che “avete 20mila carri armai, dateci l’1 percento, ma la cosa è stata bocciata, come pure la proposta di alcuni paesi dell’Europa orientale, tra cui la Polonia, che chiedevano una forza militare di pace, che tuttavia avrebbe potuto comportare un’ulteriore escalation.
Approvati invece altri finanziamenti, come pure aiuti umanitari.
Un’idea, che alcuni analisti hanno ipotizzato, potrebbe essere quella di far arrivare in Ucraina i sistemi missilistici S-400 di produzione russa acquistati dalla Turchia tra gli strali dell’allora presidente Donald Trump, un brutto colpo per la Russia che vedrebbe i propri aerei abbattuti dalle batterie di difesa di propria fabbricazione. Si tratta di un’ipotesi che permetterebbe di sottrarre l’Alleanza dall’accusa di fornire armi proprie, ma che tuttavia non si appoggia su indizi o su dichiarazioni. Tuttavia il breve dialogo tra Recep Tayyp Erdogan e Biden, notato da tutti all’inizio del vertice, potrebbe avere significato questo.
Mosca sa di questa possibilità, e la cosa si aggiunge ai molti interessi che la Russia ha in Turchia, dai rapporti commerciali alla costruzione di centrali atomiche e al gas, per cui la Turchia sembra avere le carte in regola per essere il ponte fra i due blocchi, e di certo fra i tanti ministri degli Esteri che hanno incontrato Sergei Lavrov quello più ascoltato è stato Mevlut Cavusoglu.