di C. Alessandro Mauceri –
“Distratti” dai massacri della Striscia di Gaza, le notizie che interessano il conflitto ucraino tendono a passare in secondo piano. Forse è per questo motivo che ad alcuni giornali è sfuggito il rapporto pubblicato dal Dipartimento di Stato Usa sulle violazioni dei diritti umani proprio in Ucraina.
Aspetto non secondario è che “la relazione riguarda la situazione dei diritti umani nel territorio controllato dal governo ucraino alla fine del 2023”. Quindi si tratta degli abusi commessi da entrambe le forze in campo, non solo dai russi.
Per quanto riguarda le “significative violazioni dei diritti umani” commesse dalle forze russe in aree sotto il controllo russo, l’elenco è interminabile: uccisioni arbitrarie o illegali, comprese esecuzioni extragiudiziali; sparizioni forzate; torture o trattamenti crudeli, inumani o degradanti; condizioni carcerarie dure e pericolose per la vita; arresti o detenzioni arbitrarie; operazioni di “filtraggio” che comportano “interrogatori, torture, separazione forzata delle famiglie, trasferimenti forzati, deportazioni”. E poi “morti civili diffuse”; gravi restrizioni alla libertà di espressione e alla libertà dei media, tra cui la violenza o le minacce di violenza contro i giornalisti, gli arresti o le azioni penali ingiustificate nei confronti dei giornalisti, la censura e l’esistenza di diffamazione penale; gravi restrizioni alla libertà di Internet; severe restrizioni alla libertà religiosa; restrizioni alla libertà di circolazione; restrizioni gravi e irragionevoli alla partecipazione politica; corruzione; gravi restrizioni o vessazioni nei confronti delle organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani; reati che comportano violenza o minacce di violenza nei confronti di membri di gruppi minoritari nazionali, razziali, etnici, o di “membri di gruppi indigeni”; violenze o minacce di violenza nei confronti di gay o altre minoranze sessuali e altro ancora.
Ma il rapporto del Dipartimento di Stato non parla solo delle violazioni dei diritti umani commesse dai russi. Sono state riscontrate “significative questioni relative ai diritti umani che hanno coinvolto funzionari del governo ucraino”. Nel documento “Made in USA” si parla di “rapporti credibili di: sparizione forzata; tortura e pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti; condizioni carcerarie dure e pericolose per la vita; l’arresto o la detenzione arbitrari; gravi problemi di indipendenza della magistratura; restrizioni alla libertà di espressione, anche per i membri dei media, comprese le violenze o le minacce di violenza contro i giornalisti, gli arresti o le azioni penali ingiustificate nei confronti dei giornalisti e la censura; gravi restrizioni alla libertà di Internet; un’ingerenza sostanziale nelle libertà di riunione pacifica e di associazione; restrizioni alla libertà di circolazione; grave corruzione del governo; violenza di genere diffusa; restrizioni sistematiche alla libertà di associazione dei lavoratori; e l’esistenza delle peggiori forme di lavoro minorile. Alcune di queste questioni relative ai diritti umani derivavano dalla legge marziale, che continuava a limitare le libertà democratiche, tra cui la libertà di movimento, la libertà di stampa, la libertà di riunione pacifica e le protezioni legali”. E tutto questo non per mano degli “invasori” russi, ma da parte delle autorità ucraine. Una situazione resa ancora più grave, secondo gli USA, dal fatto che “il governo spesso non abbia adottatomisure adeguate a identificare e punire i funzionari che potrebbero aver commesso abusi”.
Sebbene la Costituzione ucraina e la legge proibiscano la tortura e altre punizioni crudeli, sono state molte le segnalazioni di “abusi da parte delle forze dell’ordine”. Abusi solo in parte giustificati dall’istituzione della legge marziale. “Ci sono state segnalazioni di forze dell’ordine e funzionari militari che hanno abusato e torturato persone in custodia per ottenere confessioni, di solito legate a presunte collaborazioni con la Russia”. In generale “le condizioni delle carceri e dei centri di detenzione (ucraini) sono rimaste pessime e a volte hanno rappresentato una seria minaccia per la vita e la salute dei prigionieri. L’abuso fisico, la mancanza di cure mediche e nutrizionali adeguate, le scarse condizioni igienico-sanitarie e la mancanza di luce adeguata sono problemi persistenti”. Alcuni “detenuti hanno riferito che le autorità e i cosiddetti assistenti della popolazione carceraria abbiano usato trattamenti crudeli e degradanti, oltre a violenze fisiche e sessuali”. “Gli osservatori dell’Ufficio del difensore civico, del Meccanismo nazionale di prevenzione e del Gruppo per la protezione dei diritti umani di Kharkiv (KHPG) hanno riferito di cattive condizioni nel carcere di Kharkiv, nella colonia correzionale di Dykanivska e nel penitenziario di Temnivska”: strutture affollate, prive di illuminazione adeguata, con pareti umide e ricoperte di muffa e cavi elettrici sfilacciati ed esposti che rappresentano un pericolo per la vita e la salute dei detenuti.
L’OHCHR ha documentato decine di “casi di detenzione ingiusta, sparizione, tortura e maltrattamento di imputati e sospetti al fine di costringerli a testimoniare; violazioni procedurali per perquisizioni domiciliari o arresti; e la mancanza di accesso all’assistenza legale durante il periodo iniziale di detenzione e interrogatorio”.
Gravi anche i casi di violazione della privacy. In Ucraina la Costituzione proibisce tali azioni, ma ci sono state segnalazioni che “le autorità in generale non abbiano rispettato i divieti”.
Secondo il rapporto degli USA “il Servizio di sicurezza e le forze dell’ordine a volte hanno condotto perquisizioni senza un mandato adeguato”, e “molti cittadini non erano a conoscenza dei loro diritti o del fatto che le autorità avessero violato la loro privacy”.
Dall’inizio dei combattimenti “ci sono state segnalazioni che le forze ucraine e le forze russe hanno abusato di civili e catturato combattenti”, e “le ostilità attive e l’insicurezza nei territori colpiti dal conflitto hanno aggravato la situazione e reso difficile documentare gli abusi”. Secondo il rapporto, gli osservatori dell’OHCHR delle Nazioni Unite “hanno espresso preoccupazione per le ricorrenti violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario da parte delle autorità ucraine nei processi che coinvolgono membri delle forze armate russe e gruppi armati affiliati”.
Di tutto questo non si è parlato neanche in Ucraina: dall’inizio del conflitto il governo ha vietato, bloccato o sanzionato i media e i singoli giornalisti ritenuti una minaccia per la sicurezza nazionale o che hanno espresso posizioni che le autorità ritenevano minare la sovranità e l’integrità territoriale del paese. Alcuni oratori critici nei confronti del governo sono stati anche inseriti nella lista nera dei notiziari diretti dal governo stesso. I giornalisti investigativi critici nei confronti del governo sono stati a volte presi di mira da campagne negative sui social media, a volte attraverso canali favorevoli al governo. Molti i tentativi di influenzare la libertà dei media, tra cui l’autocensura. A luglio uomini sconosciuti hanno picchiato Volodymyr Sedov, caporedattore del giornale Visti Ananyivshchyny nella città di Ananyiv, nell’oblast di Odessa. La vittima ha ricollegato questo attacco con la denuncia di pratiche di corruzione da parte del governo locale. Prima dell’attacco il giornalista aveva ricevuto numerose minacce.
Il 28 aprile l’Ucraina ha ufficialmente notificato al Consiglio d’Europa di aver sospeso i propri obblighi nell’ambito della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo o CEDU. In base alla legge marziale in vigore nel Paese dall’inizio dell’invasione russa, diversi articoli della Costituzione erano stati parzialmente sospesi, come consentito dall’articolo 15 della CEDU. Tra le misure recentemente adottate, anche il divieto nei consolati di rilasciare nuovi documenti d’identità agli ucraini che si trovano all’estero. Chiaro il motivo: indurli al rientrare in patria e diventare soldati. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha definito la misura un “trattamento equo” e ha sottolineato che “se la gente pensa che qualcuno al fronte combatte e dà la vita per questo Stato e qualcuno se ne starà invece all’estero, non è così che funziona”.
Secondo Eurostat 860mila uomini di età pari o superiore ai 18 anni vivono nei Paesi dell’UE (su un totale di 4,3 milioni di ucraini). E al presidente ucraino che continua a chiedere armi e armamenti incessantemente ormai da due anni, cominciano a mancare i soldati. Secondo fonti diffuse dalla Bbc em> a fine gennaio 2024 i soldati uccisi sarebbero tra 60 e 70mila, a cui bisogna aggiungere 170mila fuori combattimento a causa delle ferite.