Ucraina. Il Battaglione Azov: La legione straniera neonazista ucraina di cui tanti hanno perso memoria!

di Alessandro Pompei –

Più o meno inquadrate nei ranghi dell’esercito Ucraino ci sono circa 30 brigate di volontari, alcune tra queste sono composte da civili di chiara fede neonazista, o comunque legata alla destra radicale; molti di questi gruppi si sono venuti a costituire nella guerra del 2014 dove hanno dato un contributo notevole salvando la situazione alle truppe di Kiev in diverse battaglie contro i separatisti filo-russi del Donbass, battaglie come quella di Mariuopol, nella regione di Donetsk, dove consentirono la riconquista della città nel giugno del 2014, e la battaglia di Novoazovsk, nell’agosto dello stesso anno. Alcuni di questi gruppi, come Right Sector, erano già molto attivi nelle proteste contro il presidente filorusso Viktor Janukovic (eletto solo 2 anni prima con il 30% delle preferenze), che portarono alla destituzione dello stesso con le violente rivolte di Maidan. Tra questi gruppi paramilitari ucraini definitisi neonazisti, che vedono nei 3 anni d’occupazione hitleriana, dal 1941 al 1944, il principale motivo di rivendicazione identitaria (e nei 30mila volontari ucraini che andarono a costituire la 14a divisione Galicia delle Waffen SS, un modello di riferimento), il principale è sicuramente il Battaglione Azov, il cui simbolo in origine era composto da due rune germaniche, una Wolfsangel che svettava sopra al sole nero “tanto caro a Himmler”, entrambe avvolti dai colori giallo blu dell’Ucraina (oggi rimane solo il Wolfsangel).
Il Battaglione Azov trae origine da Andriy Biletsky un ex-militare noto come “Führer bianco”, per i seguaci è il difensore dell’arianità della razza Ucraina, all’epoca era capo del gruppo di Ultras “Setta 82”, ultras della squadra di calcio Metalist Kharkiv.
Proprio nel 2014, con gli eventi del Donbass il battaglione Azov si costituì come brigata paramilitare votata ad arginare l’espansione delle milizie indipendentiste filo-russe del Donbass, ma non era l’unica entità ucraina composta da volontari ucraini di chiara fede neonazista, in Donbass erano presenti anche molti altri gruppi tra cui i “Right Sector”.
Il Battaglione Azov durante il conflitto del 2014 ha compiuto tanto sui prigionieri quanto sui semplici cittadini russofoni delle città riconquistate da Kiev, cioè torture, stupri, saccheggi ed esecuzioni sommarie, nefandezze riconosciute ed elencate anche in un rapporto OCSE del 2016, che si uniscono ad una serie di report pubblicati dall’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, vi è stata anche una richiesta al governo ucraino (mai considerata), di Amnesty International di sciogliere il battaglione Azov, il quale durante il conflitto e negli anni successivi alla guerra del Donbass è diventato anche una sorta di mito per i militanti neonazisti e della destra radicale, ricevendo affiliazioni da mezza Europa, Italia inclusa.
Dopo gli accordi di Minsk II del 2015 il Battaglione Azov, che era passato da 800 miliziani a quasi 2000, è diventato parte effettiva della Guardia Nazionale Ucraina, così Andrei Bilestky qualche tempo dopo istituì un corpo di vigilanza civile “I reparti nazionali”, formato in buona parte dai suoi veterani, il quale negli anni successivi a seguito della fusione con altri due gruppi di militanti neonazisti tra cui figuravano i “Patrioti dell’Ucraina” (a cui si devono diverse aggressioni a studenti e immigrati nella città di Kharkiv), ha portato alla formazione della “Milizia Nazionale”.
Vi è stata quindi dal 2015 una progressiva politicizzazione del gruppo, che ha portato a varie iniziative propagandistiche, tra cui campi estivi per bambini ed appunto l’istituzione di “Milizia Nazionale” la quale un corpo di milizia civile volontaria, in verità mai riconosciuto apertamente da Kiev, che a pensar male ricorda una curiosa analogia con le varie “camicie nere, brune, argento”. Per capire qual’è la realtà Ucraina è bene precisare che la milizia di Andrei Bilestky non è l’unica realtà del genere in Ucraina, in quanto nella sola Kiev sono presenti altre due milizie analoghe, ad
esempio la C14, il cui nome per esteso è tutto un programma (“We must secure the existence of our people and a future for white children”), nota dal 2010 anche per le sue velate attività di “pestaggio su commissione”.
Tornando alla milizia nazionale, come si diceva emanazione del battaglione Azov, questa aveva ed ha tuttora una chiara idea di “sviluppo sociale” ai danni di chiunque non sia avvezzo all’ordine ed al decoro delle strade, ergo in primis “minoranze etniche, Rom, LGBT, ecc., finendo in poco tempo per fare incetta di denunce, pressoché tutte cadute in un buco nero, per via dei rapporti più o meno velati tra queste milizie ed i vertici della polizia ucraina, la quale dopo la ristrutturazione del 2014, ha visto l’arrivo di vari dirigenti veterani del Donbass, come l’ex vice comandante della polizia nazionale Vadim Troyan nel 2016 poi passato al ministero dell’Interno, il quale era stato nel 2014 vice comandante (colonnello) del battaglione Azov; un altro esempio lampante arriva da Sergei Korotkykh di origine Bielorusse, oggi ex capo del dipartimento di polizia a guardia di siti di importanza strategica, anche lui veterano della guerra in Donbass e membro di spicco delle milizie Azov, nonché uno dei fondatori della milizia nazionale, è emblematico il fatto che Korotkykh è stato tra i pochissimi combattenti stranieri ad ottenere la cittadinanza ucraina, concessa (fatto ancora più eccezionale) direttamente dal presidente Petro Poroshenko nel dicembre del 2014.
Con loro ed altri aveva un rapporto particolarmente privilegiato l’ex ministro dell’interno Arsen Avakov, dimessosi nel 2021 con un patrimonio di circa 100 milioni di dollari, il quale è stato autore di molte nomine “stravaganti” ai vertici della polizia ucraina. Avakov benché fosse abbastanza lontano dalle formazioni politiche estreme in quanto era diventato ministro con il Fronte Popolare (partito conservatore di centro), sembra non disdegnasse l’appoggio ed il supporto al suo cerchio magico di entità politiche particolarmente radicali, entità vivissime ancora oggi e tra le prime ad attivarsi contro l’esercito Russo.