Ucraina. Il dramma non raccontato dei bambini

di C. Alessandro Mauceri

Dovunque si combattono guerre, qualunque sia la ragione per cui le fazioni si scontrano, a pagarne il prezzo più alto sono sempre i bambini. È questo l’allarme lanciato anche dal Kiwanis Club Panormo. Spesso sui giornali si parla degli avanzamenti delle truppe o dell’esito di questo o quello scontro sul fronte. Molto raramente però si narra lo stato in cui milioni e milioni di innocenti sono costretti a vivere.
Come nel caso del conflitto in Ucraina. Spenti i riflettori la guerra in questo pezzo d’Europa continua. E, come sempre, a subirne le conseguenze sono i più piccoli. A confermarlo è un recente rapporto dell’Unicef: migliaia di bambini vivono poveri dei servizi essenziali in un paese devastato da anni di bombardamenti. Solo a Donetsk oltre 17mila persone, tra cui 2.500 bambini, vivono un inverno gelido senza riscaldamento, elettricità o acqua. Sei scuole e 4 asili sono stati chiusi nella zona a causa dell’intensificarsi dei combattimenti. Nei giorni scorsi ad Avdiivka le infrastrutture elettriche e idriche sono state bombardate ed è stata danneggiata la rete idrica da cui si attingeva acqua utile anche per il sistema di riscaldamento. “Non sono a rischio solo le vite di migliaia di bambini ad Avdiivka e in tutte le zone in conflitto. A peggiorare le cose c’è la mancanza di acqua e di elettricità. Le case sono sempre più pericolosamente fredde e le condizioni di salute peggiorano”, ha dichiarato Giovanna Barberis, rappresentante Unicef in Ucraina. “L’Unicef ammonisce tutte le parti coinvolte nel conflitto in Ucraina a tenere i bambini fuori dai pericoli”, ha aggiunto, ed “esortiamo la comunità internazionale ad agire in fretta, per fornire a migliaia di bambini colpiti l’assistenza di base di cui hanno estremo bisogno”.
Durante i bombardamenti dei giorni scorsi sono state interrotte anche le linee elettriche della miniera Zasiadko e 207 minatori sono rimasti bloccati. A dare la notizia è stato il portavoce del ministero della Difesa dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, che ha aggiunto che nelle operazioni di soccorso sono state salvate 92 persone. Niente invece è stato detto degli altri.
Complessivamente la situazione umanitaria nel paese è spaventosa: a Kiev solo i bambini più fortunati finiscono in orfanatrofio. La maggior parte finisce in strada, molti vivono sottoterra: cercano un po’ di rifugio dal freddo polare nei tombini o negli anfratti della metropolitana di Kiev. Sono i “ragazzi di strada” di Kiev, i figli di nessuno. Vivono elemosinando e scippando. Di loro i giornali occidentali preferiscono non parlare. Non si nemmeno quanti sono realmente: alcune stime parlano di 5mila, ma c’è chi assicura che sono più del doppio.
Secondo i dati ufficiali in Ucraina sono 130mila quelli finiti negli orfanatrofi negli ultimi anni. Anche in questo caso non c’è certezza sui numeri: secondo alcune associazioni umanitarie sarebbero molti di più, 300mila. Tantissimi. Così tanti che un documento ufficiale (la Relazione sullo stato dell’infanzia, stilata dall’Istituto di scienze sociali) ammette l’incapacità dei 400 Internat, gli orfanotrofi statali, di ammetterli tutti. Una situazione che inevitabilmente causa altri “problemi”: il 90 per cento dei neonati versa in condizioni di salute preoccupanti o soffre di una qualche malattia, diffusi i casi du asma e bronchite cronica. Ma i pericoli maggiori potrebbero derivare dalla diffusione della tubercolosi: sono oltre 700mila i casi registrati. E continuano ad aumentare.
Alla già grave situazione ambientale e sociale (il 70 per cento delle famiglie si divide dopo 5 anni di matrimonio) si è aggiunta la guerra. E oggi gli orfanatrofi sono al limite. Già prima che si inasprissero gli scontri la situazione era al limite. La direttrice dell’Internat di Vasilkov, a 60 chilometri da Kiev, aveva lanciato l’allarme alcuni anni fa: “Lo Stato ci passa il 20 per cento di quanto avremmo bisogno, e non capisce che questi ragazzi, se non scappano prima, escono da qui pieni di rabbia e senza speranza”.
È per questo che il Kiwanis Panormo ha deciso di denunciare quella che ormai è una tragedia nella tragedia. Una situazione che con la guerra in atto non fa che peggiorare giorno dopo giorno. E di cui nessuno sembra voler parlare. Nessuno racconta dei bambini morti a Gorlovka o di quelli che muoiono nel Donbass. Così come nessuno parla mai del milione e mezzo di civili sfollati dall’est ucraino. E tra questi 130mila sono bambini. Decine e decine di migliaia di bambini che non hanno più niente. Non sorprende vedere che, tra di loro, giocano alla guerra: da quando sono nati non hanno visto altro che bombe, devastazione e morte. E la disattenzione del resto del mondo.