Ucraina. Il missile Usa colpisce Zelensky: la Camera boccia il Lend-Lease Act

di Enrico Oliari

Le forze ucraine, ormai sempre più sotto la pressione dei russi che avanzano nel Donbass, hanno lanciato ieri sei missili Atacms forniti dagli Usa sull’aeroporto di Taganrog, nella regione di Rostov. Secondo quanto riferito dal Cremlino, dei sei missili due sono stati abbattuti dai sistemi difensivi, mentre quattro sono stati deviati attraverso i sistemi di disturbo elettronico.
L’iniziativa ucraina sarebbe tuttavia in piena disobbedienza degli ordini della Casa Bianca, i quali prevedevano che tali armi venissero utilizzate sì in territorio russo, ma solo nella regione di Kursk, dove gradualmente i russi stanno spingendo le forze ucraine in una sacca.
Per quanto drammatico, il conflitto ucraino è sino ad oggi stato tenuto in un parametro di medio-basso, e più gli ucraini impiegano armi sofisticate, più a Russia si adegua al livello del conflitto magari impiegando, com’è avvenuto in novembre, il missile ipersonico Oreshnik (Mach 10). Dal momento che per essere guidati di Atacms necessitano di dati satellitari e di una miriade di altri parametri a disposizione solo degli Usa, il presidente russo vi ha letto il coinvolgimento diretto degli americani nel conflitto, e ha ventilato l’idea di schierare in Bielorussia i missili Oreshnik.
In relazione all’attacco mosso con sei Atacms, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato alla stampa che “la Russia risponderà quando e come lo riterrà opportuno”.
Un missile Usa ha tuttavia centrato in pieno l’Ucraina e il suo controverso presidente Volodymyr Zelensky: alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti è stato bocciato il rinnovo dell’Ukraine Democracy Defense Lend-Lease Act, il quale permetteva di prestare o affittare alle forze ucraine materiale bellico e armamenti. In realtà la legge non è quasi stata utilizzata, ma il peso politico della bocciatura alla Camera è importante e indica il cambiamento del vento, tant’è che l’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti, Oksana Markarova, ha fatto tutte le pressioni diplomatiche possibili per ottenerne il rinnovo entro l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.
Spariti, come ha osservato la stessa ambasciatrice, anche i fondi per l’Ukraine Security Assistance Initiative (USAI) del 2025, circa 300 milioni di dollari, in quanto già utilizzati.
Il presidente ungherese Viktor Orban, presidente di turno dell’Ue, si è intanto sentito con il collega russo Vladimir Putin per discutere di una soluzione diplomatica e politica al conflitto, ma non sono trapelati dettagli della conversazione, se non le note ufficiali. Zelensky, il cui paese è dilaniato dalla guerra in quanto in mezzo agli interessi esterni, sia occidentali che orientali, ha ironicamente ribattuto su X che “Ci auguriamo tutti che almeno Viktor Orbán non chiami al-Assad a Mosca per ascoltare anche lui le sue lezioni lunghe un’ora”.
Da Bruxelles è invece partito il 15mo controproducente e inutile pacchetto di sanzioni contro entità che “contribuiscono indirettamente al potenziamento militare e tecnologico della Russia attraverso l’elusione delle restrizioni alle esportazioni”. Attesa a breve la misura simmetrica russa.