di Enrico Oliari –
Dopo aver messo fuori legge le opposizioni e aver chiuso i media non allineati e gli 11 partiti contrari a Volodymyr Zelensky, il parlamento ucraino ha calato la scure sulla Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca, che ha come metropolita Orest Berezovsky.
Con lo “Scisma del 2018” la Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Kiev e la Chiesa Ortodossa autocefala ucraina si sono unificate per disconoscere su spinta politica la giurisdizione della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca, scegliendo per metropolita Epifanio I, al secolo Serij Dokumenko, il quale è stato nominato vescovo a soli 30 anni, nel 2009.
Per i 265 parlamentari che hanno votato a favore del provvedimento lo scopo è stato quello di recidere i legami della Chiesa ucraina con quella di Mosca, per quanto la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca abbia ancora oggi più parrocchie (circa 9mila) di quelle della Chiesa “politica”, che ha assunto il nome di “Chiesa Ortodossa dell’Ucraina”, le cui fila si sono rimpolpate a seguito dell’invasione russa.
La Tass ha riportato la condanna di Mosca e le dichiarazioni della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova secondo cui “L’intenzione è stata quella di distruggere alla radice la vera ortodossia creando una falsa chiesa sostitutiva”.
La legge, che comunque dovrà passare dal tribunalee che per essere applicata richiederà tempo, ha visto 29 contrari e 4 astenuti.
Il patriarca di tutte le Russie Kirill, che oggi ha visitato il monastero di Solovetsky, non è intervenuto sull’argomento.
Intanto il presidente russo Volodymyr Zelensky, il cui mandato è scaduto lo scorso 20 maggio ma poi prorogato a causa della guerra, ha annunciato in pieno spirito nazionalistico la creazione del ministero dell’Unità ucraina con lo scopo di ucraini o i discendenti di ucraini all’estero con la madrepatria, ma anche per, ha spiegato, “contrastare l’influenza russa sugli ucraini residenti all’estero”.