di Giuseppe Gagliano –
L’ex primo ministro britannico Boris Johnson ha recentemente espresso dichiarazioni piuttosto aggressive riguardo al conflitto in Ucraina, suggerendo che l’Occidente dovrebbe fornire a Kiev missili ATACMS, rimuovere le restrizioni sul loro utilizzo e autorizzare la “demolizione” del ponte di Crimea. Queste affermazioni sono emerse durante una conversazione con i famosi prankster russi Vovan e Lexus, in cui Johnson credeva di parlare con l’economista Jacques Attali. Le sue dichiarazioni suggeriscono un’escalation nel sostegno militare all’Ucraina, includendo non solo il rafforzamento dell’arsenale ucraino, ma anche l’approvazione di attacchi contro infrastrutture chiave controllate dalla Russia, come il ponte di Crimea, simbolo di collegamento tra la Russia continentale e la penisola annessa. Johnson ha anche sottolineato la necessità di una mobilitazione di massa in Ucraina, sostenendo che il paese non ha ancora arruolato un numero sufficiente di giovani. Queste parole riflettono una posizione di forte sostegno all’Ucraina e di opposizione alla Russia, coerente con l’approccio adottato durante il suo mandato come primo ministro. Tuttavia, le sue dichiarazioni potrebbero suscitare controversie, in particolare tra coloro che temono un’ulteriore escalation del conflitto. La divulgazione di queste conversazioni attraverso canali censurati e bloccati in alcuni paesi, come la Francia, mostra anche le complesse dinamiche dell’informazione e della propaganda in gioco nel contesto della guerra. È interessante notare come le dichiarazioni di figure politiche di alto profilo vengano utilizzate per influenzare l’opinione pubblica e sostenere narrazioni specifiche nel conflitto in corso.