di Giuseppe Gagliano –
Nel tentativo di rafforzare i propri margini diplomatici in un contesto di crescente isolamento geopolitico, l’Ucraina prova a rilanciare i rapporti con l’India. A farlo è stato, negli scorsi giorni, il ministro degli Esteri Andrii Sybiha, che nel corso di una visita ufficiale ha partecipato al Raisina Dialogue di Nuova Delhi e ha incontrato il collega indiano Subrahmanyam Jaishankar.
L’obiettivo dichiarato è stato quello di coinvolgere l’India, storicamente vicina a Mosca, come attore diplomatico in grado di esercitare “influenza” sulla Russia. Un auspicio, più che una strategia. Sybiha ha ribadito che Nuova Delhi può giocare un ruolo “cruciale” nella promozione di una “pace lunga e giusta”, appellandosi alla necessità di garantire libertà di navigazione e sicurezza nei siti nucleari. Temi sensibili, soprattutto in un continente asiatico che continua a restare defilato rispetto alle pressioni euroatlantiche.
Dietro l’enfasi su cooperazione e relazioni storiche, restano però i dati. Secondo United Media, gli scambi commerciali tra India e Ucraina sono crollati da 2,5 miliardi a poco più di 700 milioni di dollari nel giro di tre anni. La missione ucraina ha previsto l’apertura di un nuovo consolato a Mumbai e la firma di un’intesa per istituire una commissione intergovernativa sul commercio. Ma si tratta, per ora, di aperture simboliche.
Non mancano riferimenti alle sinergie tecnologiche, con l’Ucraina che rivendica il contributo ai motori spaziali usati nel programma lunare Chandrayaan-3. Ma anche in questo campo, l’India sembra proiettata verso alleanze strategiche ben più strutturate con attori come Francia, Israele e Stati Uniti.
Il vero nodo è che l’India, pur intensificando i rapporti militari con l’occidente, non ha mai rotto i legami con la Russia. Le esercitazioni navali congiunte “Indra Navy”, previste tra fine marzo e inizio aprile, sono il segnale che il partenariato strategico tra Mosca e Nuova Delhi resta vivo. Non solo. Le recenti manovre congiunte e gli accordi tecnici siglati lo scorso novembre mostrano che il canale militare tra i due Paesi è attivo, consolidato, e difficilmente sacrificabile per motivi di principio.
A questo si aggiunge un segnale politico forte: l’India ha appena concluso un accordo da 7,6 miliardi di dollari per l’acquisto di jet Rafale francesi, riducendo la propria dipendenza dagli aerei russi. Ma questa diversificazione non implica necessariamente un disimpegno. Piuttosto, una strategia multipolare coerente con la storica linea di non-allineamento.
Sybiha ha lasciato intendere che le future opportunità economiche in Ucraina, nella fase post-bellica, saranno accessibili solo ai Paesi che avranno sostenuto Kiev durante la guerra. Un messaggio chiaro, ma difficile da imporre. Le imprese indiane – secondo Sybiha – sono già attive in territorio ucraino nonostante il conflitto. Ma in una fase in cui Cina, Turchia, e altri attori regionali si muovono rapidamente sulla scacchiera della ricostruzione, l’India non sembra intenzionata a legarsi le mani.
In sostanza Kiev tenta di attrarre Nuova Delhi nel proprio perimetro diplomatico, ma lo fa in un momento in cui la guerra in Ucraina non è più al centro dell’agenda globale e il Sud globale guarda alla crisi con crescente distacco. Le aperture indiane restano prudenti, i vincoli storici con Mosca rimangono saldi e l’Ucraina rischia di ricevere più ascolto che azione.
In diplomazia i gesti contano. Ma non sempre bastano.