di Giuseppe Gagliano –
Parigi ha deciso di stanziare 195 milioni di euro in aiuti militari all’Ucraina sfruttando i profitti generati dagli asset russi congelati. Il ministro della Difesa francese, Sébastien Lecornu, ha confermato la decisione in un’intervista rilasciata l’8 marzo a La Tribune, specificando che i fondi saranno impiegati per fornire munizioni da 155 mm e bombe guidate AASM destinate ai caccia Mirage 2000 ucraini.
Oltre alle nuove forniture, la Francia sta accelerando il trasferimento di mezzi corazzati e veicoli blindati risalenti agli anni ’70. Già il 6 febbraio Lecornu aveva annunciato la consegna dei primi Mirage 2000 all’Ucraina, senza specificare il numero esatto. Secondo alcune fonti, come l’agenzia russa TASS, si tratterebbe di sei unità. Questi caccia, ottimizzati per missioni d’attacco, possono anche ingaggiare obiettivi aerei.
L’aiuto militare rientra in una strategia più ampia che vede la Francia impegnata nell’aumento della produzione di armamenti. Dassault Aviation ha in programma di raddoppiare la produzione mensile dei caccia Rafale entro il 2026, mentre la produzione di missili anticarro MBDA Akeron MP sarà potenziata già dal 2025. Lo sviluppo delle bombe AASM subirà un’accelerazione, con il coinvolgimento di aziende di punta come Thales ed EOS, specializzate in tecnologie di guerra elettronica.
L’iniziativa francese arriva poco dopo che il Regno Unito ha garantito all’Ucraina un prestito da 2,26 miliardi di sterline, anch’esso basato sugli asset russi congelati. L’Unione Europea, dal canto suo, ha bloccato circa 211 miliardi di euro di beni sovrani russi, mentre il G7 e l’Australia hanno immobilizzato circa 260 miliardi di euro complessivi. Tuttavia, solo i profitti generati da questi fondi, pari a circa 3,2 miliardi di dollari all’anno, sono effettivamente utilizzabili.
Il G7 ha recentemente concordato un piano da 50 miliardi di dollari per Kiev, finanziato proprio attraverso questi interessi.
Il Cremlino ha duramente condannato la decisione occidentale di utilizzare i fondi russi congelati, definendola un atto di espropriazione. Lo scorso luglio, il portavoce del governo russo, Dmitry Peskov, aveva annunciato che Mosca avrebbe intrapreso azioni legali contro chiunque fosse coinvolto nella gestione di questi beni.
Parallelamente, Londra e Parigi stanno lavorando alla creazione di una “coalizione dei volenterosi” per sostenere Kiev. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato il 2 marzo che il Regno Unito, insieme ad altri partner europei e del Commonwealth, sta discutendo la possibilità di un maggiore coinvolgimento nella guerra. Tra le opzioni sul tavolo si parla di supporto aereo e di un possibile dispiegamento di truppe sul terreno, sebbene senza conferme ufficiali.
L’Australia ha mostrato interesse nel contribuire a questa iniziativa, mentre Canada, Irlanda e Turchia stanno valutando il loro coinvolgimento. Il Cremlino, tuttavia, continua a ribadire la propria opposizione all’eventuale presenza di forze occidentali in Ucraina, considerandola una diretta escalation del conflitto.
La decisione della Francia rappresenta un ulteriore passo verso il rafforzamento del sostegno occidentale a Kiev, in un contesto in cui i rapporti tra la NATO e la Russia si fanno sempre più tesi. Con il coinvolgimento attivo di più Paesi e l’aumento della produzione di armamenti, il conflitto in Ucraina sembra destinato a restare al centro delle dinamiche geopolitiche europee ancora a lungo.