di Enrico Oliari –
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken si è visto a Bruxelles con il segretario generale della Nato Mark Rutte, al quale ha garantito che l’amministrazione Biden continuerà con il suo sostegno all’Ucraina fino all’ultimo giorno di mandato del presidente. Blinken ha spiegato che “è stato grazie alla leadership Usa se i russi non sono riusciti a prevalere nella lotta e se Putin non ha vinto la guerra”, per quanto sia sotto gli occhi di tutti che il conflitto in corso, costato la vita a centinaia di migliaia di individui, non è stato vinto neppure dall’Alleanza Atlantica e dall’Ue nonostante le armi, le sanzioni, la il pilotaggio dell’informazione e i soldi, 118 miliardi dall’Ue senza contare gli effetti boomerang delle misure economiche. Il tutto per un paese che non è nella Nato né nell’Unione Europea.
Donald Trump, che tra due mesi si insedierà alla Casa Bianca, ha già detto di volere la pace anche concedendo i territori conquistati alla Russia e congelando per vent’anni l’entrata dell’Ucraina nella Nato, per cui gli si presenterebbe il problema Zelensky, un dittatore divenuto scomodo e impopolare tanto per Washington quanto per l’Ue, la cui destituzione Mosca vorrebbe certamente nel trattato per il cessate-il-fuoco. Dopo che è stato disatteso il Protocollo di Minsk-2 sulle autonomie del Donbass, dopo l’espulsione dal Parlamento le opposizioni e la chiusura dei partiti e dei giornali non allineati, il governo di Kiev ha fatto trapelare oggi che a maggio si potrebbero tenere nuove elezioni, anche perché il mandato di Zelensky è scaduto il 20 maggio scorso.
Intanto nel Donbass si continua a combattere, con i russi che avanzano in quella che il comandante delle forze ucraine Oleksandr Syrskyi ha definito “una delle più potenti offensive russe dall’inizio della guerra”. Negli ultimi giorni è caduta Vulhedar, posta su alture che permettono ora ai russi di colpire facilmente gli obiettivi ucraini, mentre le forze via terra sono ormai arrivate a Kurachove, importante obiettivo strategico la cui caduta permetterebbe di chiudere molti militari ucraini in una sacca. Il bacino artificiale di Kurakovsky è stato fatto saltare tra le reciproche attribuzioni responsabilità. In un altro settore del Donbass i russi sono ormai a poca distanza da Pokrovsk, la cui caduta comporterebbe il crollo di una parte importante del fronte ucraino.
Al di là dei proclami degli esponenti politici europei, che davano la Russia piegata fin dalla prima settimana di conflitto, i russi continuano a usufruire di truppe fresche e di un incessante afflusso di armi, mentre gli ucraini sono allo stremo, con una permanenza media al fronte arrivata a 29 giorni.
I droni e i missili continuano a volare da entrambe le parti: nelle ultime ore è stata colpita la capitale Kiev in quello che è stato definito un “attacco non massiccio”, mentre droni ucraini sono stati abbattuti sulla regione di Mosca.
I servizi ucraini hanno dichiarato l’uccisione in Crimea del capitano di Marina Valery Trankovsky, definito da Kiev un “criminale di guerra”; i russi hanno riferito che ieri nel Kursk sono stati uccisi in un solo giorno 450 militari ucraini e distrutti 2 carri armati e altri mezzi di fabbricazione occidentale.