Ucraina. L’Australia nella “Coalizione dei volenterosi”: una mossa strategica o un rischio calcolato?

di Giuseppe Gagliano

Il governo australiano ha deciso la partecipazione alla “Coalizione dei volenterosi” in sostegno di Kiev, e da Mosca è arrivato subito un chiaro avvertimento riguardo a un possibile dispiegamento di truppe di peacekeeping in Ucraina. Il Cremlino ha parlato chiaro: qualsiasi coinvolgimento australiano nella cosiddetta “Coalizione dei Volenterosi” potrebbe portare a “gravi conseguenze”. Un messaggio che si inscrive nel linguaggio della deterrenza, tipico della politica estera russa, ma che apre interrogativi più ampi sul ruolo di Canberra nello scenario euroasiatico e sull’equilibrio strategico del Pacifico.
L’idea di una missione di peacekeeping in Ucraina, sostenuta dal primo ministro britannico Keir Starmer e discussa in un vertice militare a Parigi, ha già generato forti tensioni. La Russia vede questo come un tentativo mascherato di ingerenza militare occidentale. E non senza ragione: la storia insegna che spesso le operazioni di mantenimento della pace si trasformano in presenze militari prolungate e talvolta in veri e propri interventi armati.
L’Australia da parte sua ha una lunga tradizione di partecipazione alle missioni internazionali di peacekeeping, dall’Asia-Pacifico ai Balcani. Tuttavia, entrare in uno scenario di conflitto attivo come quello ucraino, e per di più contro un avversario come la Russia, rappresenta una sfida senza precedenti. Anthony Albanese, premier australiano, ha dichiarato di essere aperto alla proposta, ma ha anche precisato che non esiste ancora una richiesta formale. Un modo diplomatico per tenere aperta la porta, senza però sbilanciarsi troppo.
Per comprendere il senso della posizione australiana, bisogna allargare lo sguardo. Canberra è da tempo parte integrante delle strategie occidentali di contenimento, non solo in Europa ma soprattutto nel Pacifico. L’alleanza AUKUS con Stati Uniti e Regno Unito, il rafforzamento della presenza navale nell’Indo-Pacifico e l’aumento della cooperazione con Giappone e Filippine sono tutte mosse che indicano chiaramente il posizionamento australiano nel contesto della rivalità sino-americana.
Se l’Australia decidesse di schierarsi in Ucraina, anche solo con forze di peacekeeping, il segnale a Mosca sarebbe inequivocabile: Canberra è allineata in modo sempre più netto con la strategia euro-atlantica. Ma la domanda chiave è: vale la pena aprire un nuovo fronte di tensione con la Russia, considerando che le sfide principali per l’Australia sono nel Pacifico?
L’avvertimento di Mosca non è solo un monito per l’Australia, ma un messaggio a tutto l’occidente. La Russia vuole evitare che il modello di un intervento “umanitario” in Ucraina diventi la giustificazione per un coinvolgimento diretto della NATO o dei suoi alleati. Ma c’è di più: il Cremlino sa bene che le decisioni australiane non si prendono in un vuoto strategico, bensì in un contesto di crescente competizione con la Cina.
Pechino osserva attentamente questa vicenda. Un coinvolgimento militare australiano in Europa potrebbe significare meno risorse e attenzione per il Pacifico, il che sarebbe un vantaggio per la Cina nel Mar Cinese Meridionale e nei suoi piani di espansione strategica. D’altro canto, se l’Australia si allinea troppo strettamente agli interessi anglo-americani, rischia di rafforzare il fronte sino-russo, accelerando la loro cooperazione militare ed economica.
L’Australia è dunque di fronte a un bivio. Seguire gli alleati occidentali nel dossier ucraino potrebbe rafforzare la sua posizione internazionale e consolidare l’alleanza con Regno Unito e Stati Uniti. Ma c’è un prezzo da pagare: il rischio di diventare un obiettivo secondario della politica russa, in un momento in cui Canberra dovrebbe concentrare gli sforzi nel Pacifico.
Il governo australiano ha lasciato intendere che al momento non ci sono piani concreti per inviare truppe. Ma la porta rimane aperta. La vera domanda è: a chi giova questa apertura? E fino a che punto l’Australia può permettersi di giocare su due scacchiere contemporaneamente senza perdere il controllo del proprio destino strategico?