di Riccardo Renzi * –
La presente analisi prende le fila dalle dichiarazioni rilasciate da Angela Merkel sul Berliner il 15 marzo 2025, sulle quali ha riflettuto anche uno dei migliori analisti italiani, Filippo Sardella, presidente dello IARI. La Merkel, figura di spicco della politica europea e simbolo dei pro-europeisti di tutto il continente, ha recentemente sollevato un polverone in un’intervista alla Berliner Zeitung. L’ex cancelliera tedesca ha affermato che Volodymyr Zelensky non ha diritto di porre condizioni per risolvere il conflitto in Ucraina, un’affermazione che ha scatenato un acceso dibattito. Più radicale ancora è la sua opinione secondo cui i negoziati dovrebbero tener conto anche degli interessi russi, e che chiunque osi esprimere una posizione simile non debba essere etichettato come “putiniano”. Le sue parole hanno lasciato molti a chiedersi come reagiranno i suoi storici sostenitori europeisti. La domanda cruciale che si pone è: come reagiranno i fedelissimi della Merkel, e quale strada intraprenderanno di fronte a un’affermazione tanto inaspettata e controversa?
La prima opzione per i sostenitori di Merkel potrebbe essere quella di abbracciare il suo approccio pragmatico, riconoscendo che la realpolitik ha un posto in questo conflitto. Potrebbero infatti sostenere che l’Europa, pur trovandosi in un contesto di forti pressioni morali e politiche, non è esente da errori nella gestione della crisi ucraina. Ad esempio, la strategia del “whatever it takes” in supporto a Kiev, che ha dominato il discorso europeo nei mesi immediatamente successivi all’invasione russa, potrebbe essere vista come una risposta impulsiva, priva di una visione a lungo termine.
Se i fedelissimi di Merkel accettassero questa linea, dovrebbero fare i conti con la necessità di ammettere che l’Europa potrebbe aver trattato con troppa leggerezza il dossier ucraino, forse idealizzando una lotta contro la Russia senza comprendere appieno le implicazioni geopolitiche e le sfide di un conflitto che sta mettendo a dura prova anche le alleanze occidentali. In tal caso Merkel potrebbe essere vista come una voce di saggezza, capace di vedere oltre il breve periodo e di suggerire una via più equilibrata per il futuro del continente.
D’altra parte, un’altra reazione potrebbe essere quella di rinnegare Merkel.
Per anni l’ex cancelliere è stata considerata una delle figure politiche più rispettabili e influenti all’interno dell’Unione Europea, una guida morale e politica per i sostenitori di un’Europa unita e prospera. Tuttavia, la sua recente dichiarazione potrebbe essere vista da alcuni come un tradimento della causa pro-europeista, specialmente per coloro che considerano la difesa dell’Ucraina come una delle colonne portanti della politica estera europea.
Accusare Merkel di essersi allineata troppo con la Russia o di essere diventata una “agente del Cremlino” potrebbe essere una reazione istintiva per chi ritiene che ogni cedimento alla Russia possa minare l’intero sistema di valori su cui si fonda l’Unione Europea. In questo scenario, difendere la politica di sostegno incondizionato a Kiev e continuare a spingere per un inasprimento delle sanzioni potrebbe essere visto come l’unico modo per mantenere intatta l’immagine di un’Europa forte e determinata.
Infine c’è una terza possibilità: che i sostenitori di Merkel, pur essendo fedeli alla sua figura e ai suoi insegnamenti, rimangano intrappolati in un cortocircuito logico. Potrebbero cercare disperatamente di conciliare la necessità di un’Europa unita con le dichiarazioni di Merkel, tentando di distorcere o reinterpretare le sue parole per non dover affrontare il dilemma di un “revisionismo” che minerebbe le basi della loro visione del mondo. Questo sarebbe il caso in cui il dogma dell’“Europa unita sempre e comunque” risulta troppo difficile da conciliare con una posizione più pragmatica, e i sostenitori della Cancelliera si troverebbero a tentare di mantenere la coerenza ideologica, nonostante la realtà stia evolvendo in direzioni meno nette.
In definitiva, il futuro delle posizioni pro-europeiste di fronte a questa nuova linea di Merkel potrebbe essere segnato da una riflessione profonda sul ruolo dell’Europa nella gestione delle crisi internazionali. La guerra in Ucraina ha portato in luce le difficoltà di un continente che si trova a dover bilanciare valori ideali con la necessità di adattarsi a un mondo sempre più multipolare e conflittuale.
I sostenitori di Merkel dovranno decidere se difendere la sua visione del realismo politico, ammettendo che l’Europa potrebbe aver sbagliato nella sua gestione della crisi ucraina, o se sacrificare la sua figura su un altare ideologico, rinnegando la sua esperienza per aderire alla narrazione ufficiale di Bruxelles. In ogni caso, la posizione di Merkel rappresenta un punto di svolta, un test cruciale per l’Europa e per la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti geopolitici senza perdere la propria identità.
* Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Menabò, Scholia e Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.