Ucraina. Nelle trattative in Vaticano entra a gamba tesa Santa Madre Russia

Silvano Danesi *

Nella vicenda che riguarda le trattative tra l’Ucraina e la Russia, che vede il Vaticano come possibile sede, è entrata a pieno titolo e a gamba tesa non la Russia, ma Santa Madre Russia, la terza Roma, la sede della cristianità ortodossa, che rivendica, tanto quanto la Russia laica, il riconoscimento ufficiale della sua presenza nella storia e nella realtà attuale.
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha giudicato “irrealistico” un incontro tra delegazioni russa e ucraina in Vaticano. Lo riferisce la Tass.
“Non è elegante che Paesi ortodossi discutano in una sede cattolica delle questioni relative alla eliminazione delle cause fondamentali” del conflitto, ha detto Lavrov, aggiungendo che tra queste “cause fondamentali” vi è quello che ha definito “il percorso di distruzione della Chiesa ortodossa ucraina” da parte delle autorità di Kiev.
“Penso che non sarebbe facile per lo stesso Vaticano ricevere delegazioni di due Paesi ortodossi in queste condizioni”, ha concluso il capo della diplomazia russa.
La questione, da un punto di vista statuale, non si porrebbe, in quanto la trattativa in Vaticano avverrebbe tra due Stati laici, non confessionali, ma è evidente che Lavrov ha allargato la questione del rapporto con Kiev alla questione di fondo che riguarda il riconoscimento non della Russia, ma di Santa Madre Russia, la quale riguarda proprio la “radice” delle questioni che il Cremlino pone a base delle trattative.
Con una delle tante mosse improvvide, probabilmente suggerite dai consiglieri neocon, il 27 maggio il Concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina ha deciso di staccarsi dal Patriarcato di Mosca, spezzando un legame plurisecolare. Uno strappo storico della fedelissima Chiesa di Kiev.
Il Cremlino ha dichiarato che “non c’è ancora una decisione o un accordo sulla prossima piattaforma negoziale” per i colloqui tra Russia e Ucraina e che “questa decisione non può essere presa da una sola parte” ma “richiede il consenso di entrambe”.
I vescovi europei, dopo un incontro con Leone XIV in merito ad una possibile mediazione del Vaticano, hanno sottolineato che “non siamo entrati nei dettagli delle proposte concrete, però ci siamo soffermati veramente sull’importanza di lavorare per una pace che sia una pace giusta, questo equilibrio tra pace e giustizia sembra una cosa molto importante nel suo pensiero”.
Il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, ha spiegato a Repubblica che non ci sono date per eventuali trattative di pace tra Russia e Ucraina da tenere in Vaticano. L’offerta della Santa Sede come luogo di negoziato è ancora valida, ma non sono arrivati segnali di apertura su un possibile incontro nel mese di giugno: “Il Santo Padre ha espresso disponibilità a facilitare il dialogo tra le parti, ma non ho ricevuto riscontri in questo senso”.
Per capire quale sia la questione posta da Lavrov all’ordine del giorno dobbiamo fare alcuni passi indietro nella storia recente. Siamo nel 2007, il giorno è il 13 marzo, e Vladimir Putin incontra Benedetto XVI, dopo i due incontri che ha avuto con Giovanni Paolo II. Con il pontificato di Benedetto XVI i rapporti tra Chiesa cattolica e Patriarcato ortodosso erano migliorati.
Putin nel 2000 e nel 2003 fu ricevuto da Giovanni Paolo II. Nei due anni scarsi trascorsi dall’inizio del pontificato di Benedetto XVI c’era stato un rasserenamento di rapporti tra Patriarcato di Mosca e Vaticano.
Putin, uno dei pochi capi di Stato a non essere presente ai funerali di Giovanni Paolo II, nel messaggio augurale a Benedetto XVI per l’inizio del pontificato esprimeva la volontà di “portare avanti un dialogo politico costruttivo” con il Vaticano.
Da Mosca, non a caso, è arrivato un messaggio di cordoglio da parte del presidente russo Vladimir Putin per la morte del papa emerito, Benedetto XVI. In un telegramma, inviato a Papa Francesco, Putin ha ricordato come Joseph Ratzinger sia stato “un importante leader religioso e statista e un convinto sostenitore dei valori cristiani tradizionali”. “Durante il periodo del suo Pontificato – ha aggiunto Putin – la Russia e il Vaticano hanno intessuto relazioni diplomatiche su vasta scala e le relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana si sono sviluppate”. “Ho avuto la possibilità di incontrare questa persona straordinaria – ha concluso Putin – e conserverò i ricordi più cari di lui. Vorrei estendere la mia sincera solidarietà in quest’ora dolorosa”.
Anche il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha inviato un messaggio a Papa Francesco esprimendo il suo dolore per la morte del Papa emerito Benedetto XVI.
“È con tristezza che ho ricevuto la notizia della morte del suo predecessore, il Papa emerito Benedetto XVI – scrive il Patriarca Kirill -. I molti anni di vita di Sua Santità hanno segnato un’intera epoca nella storia della Chiesa cattolica romana, che ha guidato in un periodo storico difficile, associato a molte sfide esterne e interne. L’autorità incondizionata di Benedetto XVI come eminente teologo gli ha permesso di dare un contributo significativo allo sviluppo della cooperazione intercristiana, alla testimonianza di Cristo di fronte a un mondo secolarizzato e alla difesa dei valori morali tradizionali”.
Nella lettera a Francesco, Kirill ricorda di aver avuto “l’opportunità di incontrare personalmente più volte Benedetto XVI durante il suo mandato sul soglio di Roma” e di aver potuto quindi constatare “il suo profondo amore per il cristianesimo orientale e, in particolare, il sincero rispetto per la tradizione dell’ortodossia russa”.
“Durante il pontificato di Benedetto XVI – prosegue Kirill -, i rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana si sono notevolmente sviluppati nello spirito di fraterna collaborazione e nel desiderio di interazione sulla via del superamento dell’eredità talvolta dolorosa del passato. A nome della Chiesa ortodossa russa, esprimo le mie condoglianze a lei e ai fedeli della Chiesa cattolica romana per la sua perdita”.

In “Ultime conversazioni”, il libro-intervista di Benedetto XVI, il Papa emerito racconta i suoi incontri con i grandi della Terra. “[L’incontro con Putin fu] interessante – afferma Benedetto XVI -. Abbiamo parlato tedesco, lo conosce perfettamente. Non abbiamo fatto discorsi profondi, ma credo che egli, uomo di potere, sia toccato dalla necessità della fede. È un realista. Vede che la Russia soffre per la distruzione della morale. Anche come patriota, come persona che vuole riportarla al ruolo di grande potenza, capisce che la distruzione del cristianesimo minaccia di distruggerla. Si rende conto che l’uomo ha bisogno di Dio e ne è certo intimamente toccato. Anche adesso, quando ha consegnato al papa [Francesco] l’icona, ha fatto prima il segno della croce e l’ha baciata…”.
Nell’occasione della sua intronizzazione, nel 2009, Benedetto XVI ha inviato una lettera a Kirill, Patriarca di Mosca e di Tutte le Russie, nella quale scrive: “La saluto con gioia mentre assume la responsabilità di pastore della venerata Chiesa Ortodossa Russa. Ricordo bene la buona volontà che ha caratterizzato i nostri incontri durante il suo servizio come Presidente del Dipartimento delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca. In occasione della sua intronizzazione desidero, quindi, riaffermare la mia stima e la mia vicinanza spirituale. Prego affinché il nostro Padre celeste le conceda i doni abbondanti dello Spirito Santo nel suo ministero e le permetta di guidare la Chiesa nell’amore e nella pace di Cristo. Lei è ora il successore del nostro amato fratello di venerata memoria, Sua Santità Alessio II, che ha lasciato al suo popolo un’eredità profonda e duratura di rinnovamento e di sviluppo ecclesiale, poiché ha guidato la Chiesa Ortodossa Russa fuori dal lungo e difficile periodo della sofferenza causata dal sistema totalitario e ateo verso una presenza e un servizio nuovi e attivi nella società di oggi. Il Patriarca Alessio II ha operato assiduamente per l’unità della Chiesa Ortodossa Russa e per la comunione con le altre Chiese Ortodosse. Parimenti ha conservato uno spirito di apertura e cooperazione con altri cristiani e con la Chiesa cattolica in particolare, per la difesa dei valori cristiani in Europa e nel mondo. Sono certo che Lei, Santità, continuerà a edificare su questa solida base per il bene del suo popolo e a beneficio dei Cristiani ovunque. Quale Presidente delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, lei stesso ha svolto un ruolo eccezionale nell’instaurare un nuovo rapporto fra le nostre Chiese, un rapporto basato su amicizia, accettazione reciproca e dialogo sincero nell’affrontare le difficoltà del nostro cammino comune. Spero con fervore che continueremo a cooperare per elaborare modalità per promuovere e rafforzare la comunione nel Corpo di Cristo, in fedeltà alla preghiera del nostro Salvatore che tutti siano una cosa sola perché il mondo creda (cfr. Gv 17, 21). Consapevole delle enormi responsabilità che accompagnano il ministero spirituale e pastorale a cui lo Spirito Santo l’ha chiamata, le rinnovo, Santità, l’assicurazione delle mie preghiere e della mia buona volontà fraterna. Chiedo a Dio Onnipotente di benedirla con il suo amore, di vegliare sull’amata Chiesa russa e di sostenere i Vescovi, i sacerdoti e tutti i fedeli nella speranza incrollabile che è nostra in Gesù Cristo”.

Nel frattempo in occidente, Mary D. Glasspool, 56 anni, dichiaratamente lesbica, è diventata vescovo. La maggioranza dei vescovi e delle diocesi della Chiesa Episcopale ha approvato negli Stati Uniti la sua elezione.
Cherry Elizabeth Vann, 61 anni, è un prete anglicano, lesbica dichiarata e nominata ufficialmente vescovo di Monmouth, in Galles. La Vann è stata consacrato davanti a più di 400 fedeli nel corso di una cerimonia nella cattedrale di Brecon.
Secondo The Church in Wales, nel 1994 Cherry è stata una delle prime donne ad essere ordinata sacerdote nella Chiesa d’Inghilterra. Attualmente vive insieme all’amata Wendy e ai loro due cani.
Negli anni del pontificato di Papa Francesco, la parte progressista della Chiesa cattolica ha inseguito le logiche delle chiese riformate, la qual cosa è lontana da ogni possibile incontro con l’ortodossia.
Commentando la Fiducia supplicans (18 dicembre 2023) di Papa Francesco la commissione biblica e teologica presentata al sinodo della Chiesa ortodossa russa il 20 febbraio 2024 ha lapidariamente affermato: “Benedire le coppie dello stesso sesso, dal nostro punto di vista, è in radicale contraddizione con l’insegnamento morale cristiano… Queste nuove decisioni della Chiesa cattolica contraddicono le norme morali fondamentali”.
Non va dimenticato che la posizione della Chiesa ortodossa russa (Patriarcato di Mosca) sulla guerra in Ucraina è caratterizzata da un forte allineamento con le posizioni del governo russo.
Il patriarca Kirill ha espresso un supporto esplicito all'”operazione militare speciale” russa in Ucraina, definendola in alcune occasioni una “guerra santa” (Svyashennaya Voyna) per difendere la “Santa Russia” e i valori tradizionali contro l’influenza occidentale, percepita come moralmente decadente e globalista. Nel marzo 2024, Kirill ha intensificato questa retorica, descrivendo il conflitto come una lotta esistenziale e di civiltà, giustificando l’invasione come una difesa della cultura e dell’identità russa.
Kirill ha definito l’occidente come “satanista” in diversi interventi.
Nel sermone del 6 marzo 2022 e nel documento sinodale del 27 marzo 2024, la Chiesa ortodossa russa presenta l’Occidente come moralmente decadente, accusandolo di promuovere valori come il liberalismo, l’individualismo e i diritti LGBTQ+, in particolare attraverso eventi come le parate del Gay Pride, che Kirill considera contrari alla legge divina e simbolo di un “nichilismo gaio”.
Secondo Kirill l’occidente, “caduto nel satanismo”, rappresenta una minaccia ai valori tradizionali cristiani e all’identità della “Santa Russia”.
Lavrov, con la sua dichiarazione, allarga il tiro andando oltre la questione ucraina in sé e ripropone quella più volta posta da Mosca di eliminare il contenzioso con l’Occidente alle radici e in questo contenzioso la parte religiosa ha un’importanza enorme. Lavrov, a pochi giorni dall’elezione di Leone XIV, entra a gamba tesa nelle divisioni interne al mondo cattolico che, durante il pontificato di Francesco, ha volto la sua attenzione alle chiese riformate e, in particolare a quella anglicana, che, lo ricordiamo, ha come suo capo il re inglese.
Non va dimenticato che l’Inghilterra è stata ed è tra gli Stati più ostili a Mosca e tra quelli che ancora oggi vorrebbero che la guerra continuasse fino alla sconfitta, assai improbabile, della Russia.
Questioni belliche, economiche, geopolitiche, religiose, ideologiche si intrecciano e, a quanto pare, Mosca non intende fare sconti alla parte occidentale che considera caduta nel satanismo.
Si vedrà nei prossimi giorni se Leone XIV sarà in grado di orientare la barca di Pietro verso l’ortodossia, recuperando un rapporto con il Patriarcato di Mosca. La guerra in atto, a quanto si capisce dalle mosse moscovite, è ormai di civiltà.

* Articolo in mediapartnership con Nuovo Giornale Nazionale.