Ucraina. Procede spedita l’offensiva russa nel Donbass. I nordcoreani arrivano nel Kursk

di Giuseppe Gagliano –

Prosegue inesorabile l’offensiva russa nel fronte orientale e meridionale di Donetsk, in quella che è un’importante manovra strategica che potrebbe incidere significativamente sull’equilibrio del conflitto in Ucraina. L’ampiezza dell’attacco, che si estende su un fronte di 70 km, dimostra l’obiettivo della Russia di esercitare una pressione su vasta scala per destabilizzare le linee difensive ucraine e costringerle a un riposizionamento difensivo. Ieri i russi hanno preso la città di Selydove, che prima della guerra contava 20mila abitanti: Selydove si trova a una centina di chilometri da Pokrovsk, importante centro strategico la cui conquista comporterebbe probabilmente la caduta del fronte meridionale ucraino.
Le aree di Selydove-Kurakhivka e la zona tra Shakhtarske e Bohoyavlenka sono state individuate come punti chiave per l’avanzata russa, suggerendo che l’obiettivo sia quello di spezzare la resistenza ucraina sia nell’entroterra orientale sia in direzione meridionale, consolidando così una linea di controllo strategico. Questa operazione sembra orientata a tagliare i collegamenti logistici cruciali e a creare una divisione tra le forze ucraine, complicandone la capacità di rifornimento e comunicazione interna. Inoltre il fronte di Donetsk ha un valore simbolico e strategico per la Russia, poiché garantirebbe una maggiore continuità territoriale verso il Donbass e rafforzerebbe la posizione russa nell’intera regione orientale, bloccando ulteriori avanzate ucraine e costringendo le truppe di Kiev a ridistribuire le proprie risorse.
La penetrazione rapida delle difese ucraine in questi settori potrebbe obbligare le forze ucraine a una ritirata tattica o a un riorganizzazione difensiva, con il rischio di perdere terreno prezioso che fino a oggi è stato difeso con ingenti risorse. Inoltre l’avanzata nel sud della regione potrebbe offrire alla Russia un punto di appoggio per ulteriori attacchi in direzione di altre città strategiche dell’Ucraina orientale, amplificando la minaccia verso le retrovie ucraine.
Intanto sono arrivati nel Kursk i militari nordcoreani, come da accordo con la Corea del Nord ratificato nei giorni scorsi dalla Duma. Nonostante i militari siano impiegati nel Kursk, cioè nel territorio russo, al fine di respingere gli ucraini della fallimentare sortita di Zelensky, il segretario della Nato Mark Rutte si è stracciato le vesti accusando “l’escalation significativa” e la “violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” che porteranno alla “pericolosa espansione del conflitto”. Anche la Commissione europea ha paventato il rischio di un'”internalizzazione” del collutto, nonostante siano stati proprio i paesi europei a inviare armi di ogni genere nell’extracomunitaria Ucraina. E a proposito di “internazionalizzazione”, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha fatto sapere l’intenzione di inviare armi in Ucraina “a seconda delle azioni delle forze nordcoreane”. Alla base delle preoccupazioni di Yoon Suk-yeol, come pure dell’occidente, vi è il fatto che l’accordo stilato tra Russia e Corea del Nord prevede la mutua assistenza, cioè il possibile coinvolgimento diretto dei russi nel conflitto coreano.
La disastrosa offensiva ucraina nella regione di Kursk, iniziata un paio di mesi fa, ha visto l’impiego di circa 12mila militari ucraini delle migliori unità e con i migliori armamenti occidentali con l’obiettivo di raggiungere e sabotare la centrale nucleare di Korenevo e contestualmente di alleggerire la pressione sul Donbass attraverso il richiamo di militari dal fronte. Nonostante le gravi perdite alcuni gruppi di militari ucraini resistono nelle aree agricole dell’oblast, ma continuano a venire decimati dai difensori russi.