Ucraina. Zelensky, ‘me ne vado se entriamo nella Nato’. Ma Washington minaccia la disconnessione di Starlink

di Guido Keller

Altra giornata di droni e di bombardamenti ieri tra Russia e Ucraina, con ben 267 droni Shahed, di produzione iraniana, sparati sulle difese ucraina. Circa la metà sono stati abbattuti dalle difese antiaeree, ma ad intensificarsi è anche la pressione sul terreno, con le città di Novolyubovka (Lugansk) e Novenke (Sumy) passate sotto il controllo russo. Anche il villaggio di confine di Topoli (Kharkiv) sarebbe questa mattina stato conquistato dalle forze russe. Il ministero della Difesa di Mosca ha tuttavia preso tempo fino a domani per dare le conferme ufficiali, mentre sono certe le conquiste di Novoandreyevka e di Ulakly, nel Donetsk. Combattimenti sono in corso a Levedivka.
Si presenta invece confusa la situazione politica, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sempre più schiacciato dal pugno di ferro di Donald Trump e dalla sua amministrazione. All’invito di farsi da parte e di autoesiliarsi in Francia, Zelensky ha risposto oggi di essere pronto a dimettersi, “sono pronto a lasciare questa sedia scambiando la mia posizione con l’adesione dell’Ucraina alla Nato”.
Washington tuttavia continua a depotenziare Zelensky il quale, dopo essere stato definito “comico mediocre” e “dittatore” da Trump, si è sentito oggi dire, nel terzo anniversario di guerra, dall’inviato di Trump per il Medio Oriente Stebe Witkoff a provocare la guerra “non sarebbe necessariamente stata la Russia: si è discusso sul fare entrare l’Ucraina nella Nato, e questo è divenuto una minaccia per la Russia.
L’idea dell’adesione di Ucraina e Georgia, entrambi paesi ex sovietici al confine della Russia, alla Nato risale al vertice di Bucarest del 2008, ed è alla base dell'”Operazione speciale” di Vladimir Putin insieme al mancato rispetto dei protocolli di Minsk II.
Sul piano diplomatico c’è da registrare l’attesa visita del ministro degli Esteri russo di domani in Turchia, paese membro della Nato che però non ha aderito alle sanzioni. Lavrov incontrerà Hakan Fidan per discutere di Ucraina dopo il recente incontro di Zelensky con il presidente turco Recep Tayyp Erdogan.
Donald Trump ha reso noto che martedì inizieranno invece a lavorare i gruppi di lavoro russo-statunitensi in Arabia Saudita, e per quanto riguarda la cessione della metà delle terre rare agli Usa è arrivato a Zelensky, che si era rifiutato, un ultimatum: o accetterà l’accordo, o si inizierà con la disconnessione della rete Starlink. Il sistema di cui è proprietario Elon Musk serve all’Ucraina per le comunicazioni e la sorveglianza satellitare del conflitto.
Intanto gli europei, messi in secondo piano da Trump e chiamati sostanzialmente a obbedire, cercano di alzare la testa: il premier britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron hanno pensato a un piano, ripreso dal The Telegraph, che prevede l’invio di 30mila militari nelle città e nei porti ucraini per garantire il mantenimento della futura pace, mentre dagli Usa arriverebbero aerei da caccia e missili dislocati nell’Europa orientale “per contenere la Russia”. La missione consisterebbe nel “monitoraggio tecnico”, ovvero con ricognizione aerea, droni, satelliti. Sarà tuttavia difficile che Trump e Vladimir Putin accettino tali condizioni e pretese.