Ue. Afghanistan: Sassoli, ‘Deluso dalle conclusioni del Consiglio Affari interni di ieri’

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Dopo il disappunto generale per le decine di migliaia di disperati accalcati all’aeroporto di Kabul nel tentativo di lasciare l’Afghanistan dei talebani, ben in pochi tra i paesi che hanno preso parte all’invasione del paese sembrano ora disposti a farsi carico dei profughi, ed anche al Consiglio Interni dell’Unione Europea non c’è stata una comune disponibilità a prendere parte alle redistribuzioni.
Per l’Italia e per gli altri paesi ai confini meridionali dell’Europa non si tratta di una musica nuova, dal momento che la riforma del Trattato di Dublino continua ad essere una chimera ed ogni volta che si parla di redistribuzioni spuntano sovranismi ed egoismi; il magro spettacolo offerto ieri a Bruxelles è indice di un’Europa che continua a funzionare solo a metà, azzoppata nella solidarietà.
Ne ha preso atto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che durante il Forum strategico di Bled ha affermato che “Siamo rimasti molto delusi dalle conclusioni del Consiglio Affari interni di ieri. Abbiamo visto Paesi fuori dall’Unione Europea farsi avanti per offrire accoglienza ai richiedenti asilo afghani, ma non abbiamo visto un solo Paese membro fare altrettanto. Tutti hanno giustamente pensato ai propri collaboratori e alle loro famiglie, ma nessuno ha avuto il coraggio di offrire rifugio a coloro che sono ancora oggi in pericolo di vita. Non possiamo fare finta che la questione afghana non ci riguardi, perché abbiamo partecipato a quella missione condividendone gli obiettivi e le finalità”.
Per Sassoli “Una voce europea forte e comune sulla scena internazionale è più che mai necessaria. L’Europa deve prendere il suo posto, far sentire la sua voce, definire i propri interessi strategici anche nel quadro dell’Alleanza Transatlantica, per poter svolgere un’azione di stabilizzazione, di pace e di sviluppo insieme ai nostri partner in un quadro multilaterale”. “E questo – ha aggiunto – va di pari passo con la necessità di avanzare insieme verso una vera politica di sicurezza e di difesa comune, senza la quale rimarremo dipendenti dalla buona volontà delle grandi potenze e ci esporremo alle minacce dei regimi autoritari”. “Per questo dobbiamo anche fare un passo avanti ambizioso e prendere in considerazione il voto a maggioranza qualificata nel Consiglio ogni volta che sia possibile, per garantire la rapidità e l’efficacia della nostra azione esterna comune”.
“Inoltre – ha insistito il presidente dell’Europarlamento – una vera Europa geopolitica dovrebbe iniziare alle nostre frontiere, con i nostri partner, con i nostri amici più vicini. Penso in particolare ai paesi dei Balcani occidentali, verso i quali abbiamo una responsabilità storica. Da Tirana a Belgrado, da Skopje a Sarajevo, da Pristina a Podgorica, i paesi dei Balcani occidentali fanno parte della nostra storia. Condividiamo una comune identità europea”. (…) “Per questo dobbiamo essere pronti a impegnarci nel processo di adesione con ognuno di questi paesi, secondo i loro progressi e le loro ambizioni. Qualsiasi ritardo ed esitazione rischia di fare il gioco di altre potenze. Avere un continente stabile, pacifico, democratico e prospero porterebbe immensi benefici a tutti i cittadini europei. È giunto il momento di iniettare nuova energia nel processo di allargamento verso i Balcani occidentali”.