Ue. Botta e risposta tra Bruxelles e Galletti sull’inquinamento atmosferico in Italia

di C. Alessandro Mauceri –

Scintille a distanza tra il ministro dell’ambiente Gianluca Galletti e il commissario europeo all’ambiente, Karmenu Vella, sulle politiche da adottare per rispettare i limiti alle emissioni e all’inquinamento dell’aria.
Quella della qualità dell’aria è una diatriba che va avanti da molti anni. Numerosi gli sforamenti soprattutto nelle città più popolose: in molte città europee, le centraline che servono per misurare le emissioni nell’aria hanno sforato i limiti consentiti per oltre 31 giorni, un livello già fin troppo concessivo.
Circa un anno fa la Commissione europea aveva pubblicato un report che evidenziava numerose criticità e che aveva costretto il commissario Vella a chiedere interventi drastici per ridurre le emissioni. http://ec.europa.eu/environment/eir/pdf/report_it_it.pdf
Allo scadere dell’anno lo stesso Vella ha lanciato un ultimatum a Italia, Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna. Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia: “La sola cosa che tratterrà la Commissione da andare in Corte Ue (e avviare le procedure di infrazione, ndr.) è che quanto i Paesi mettono sul tavolo permetta di raggiungere i target senza ritardi. Le scadenze sono passate da tempo, e non possiamo permetterci altri ritardi”. “Non possiamo continuare a rinviare, non ci sono nuove scadenze. Se i Paesi hanno nuove misure da metter sul tavolo devono farlo al più tardi entro lunedì”. E ha convocato i ministri dell’Ambiente di nove paesi.
https://ec.europa.eu/commission/commissioners/2014-2019/vella/announcements/press-statement-commissioner-karmenu-vella-following-air-quality-ministerial-meeting-brussels-30_en
Immediata la risposta del ministro Galletti che in un’intervista all’Ansa ha dichiarato: “Per adesso non abbiamo alcun deferimento, anche se nel nostro paese molti lo speravano. Ora dipenderà da come la Commissione valuterà il materiale, ma per l’Italia è una continuazione del dialogo che fino a oggi ha evitato il deferimento, con il lavoro fatto che ha dato risultati nel miglioramento della qualità dell’aria, con sforamenti ridotti dal 2000 di più del 70%”. Secondo Galletti i tempi imposti dal commissario europeo per produrre la documentazione sarebbero stati troppo stretti (ma di molti problemi sono anni che se ne parla), “ma noi è una cosa che abbiamo già fatto”.
Al comment del ministro ha risposto il commissario Vella: “La Commissione ha costantemente affermato la sua volontà di agire “in grande sui grandi temi”. E non ci sono argomenti più grandi della perdita di vite umane dovuta all’inquinamento dell’aria. In primo luogo, voglio sottolineare che ho invitato i ministri a Bruxelles perché la mia maggiore preoccupazione, che è anche la maggiore preoccupazione della Commissione, è la protezione dei cittadini. Quando dico “cittadini” intendo sia le persone che già soffrono a causa dell’inquinamento dell’aria sia tutte le altre persone a rischio: i bambini affetti da asma e i loro genitori; i genitori affetti da patologie polmonari ostruttive e i loro figli”.
È questo il nocciolo della questione. Non il rinvio alla Corte Ue, che per molti paesi europei è ormai una prassi. E neanche le eventuali sanzioni. Il vero problema è che a causa della cattiva gestione delle emissioni inquinanti “Ancora oggi, nel 2017, 400mila persone giungono ogni anno a morte prematura a causa dell’incapacità gravissima e diffusa di affrontare il problema. E molte altre soffrono a causa di malattie legate alla qualità dell’aria che si potrebbero evitare”. In alter parole oltre mille persone al giorno muoiono a causa delle malattie contratte per avere respirato aria inquinata. Non in qualche sperduto paese asiatico o in Africa, ma in Europa.
Numeri che giustificano la bacchettata ai paesi inadempienti: “Permettetemi un richiamo in merito alla procedura legale in corso – ha detto Vella –.  Le scadenze per soddisfare gli obblighi giuridici sono state ormai da tempo superate. Secondo alcuni, abbiamo atteso già fin troppo a lungo. Ora non possiamo più rimandare”.
E il ministro dell’ambiente Gianluca Galletti, invece di pensare a rispondere all’ultimatum del commissario europeo, avrebbe fatto meglio a spiegare ai suoi connazionali come mai in Italia ogni anno muoiono per questo motivo oltre 60mila persone. Sono questi i numeri riportati nel rapporto “Mal’aria 2018 – L’Europa chiama, l’Italia risponde?” di Legambiente. https://www.legambiente.it/sites/default/files/images/malaria_2018.pdf
“Aria sempre più irrespirabile, ed emergenza smog ormai cronica”. Nel 2017 sono state “39 le città fuorilegge con livelli di inquinamento atmosferico da Pm10 [ma nessuno ha parlato di polveri sottili più letali come le Pm2,5 Pm 01, n.d.r.] alle stelle”. E in molte città lo sforamento non è affatto una caso usuale e occasionale: cinque città hanno addirittura oltrepassato la soglia di 100 giorni di smog oltre i limiti (Torino, Cremona, Alessandria, Padova e Pavia ). Grave la situazione ad Asti con 98 giorni e Milano con le sue 97 giornate oltre il limite, Venezia (Tagliamento) 94; Frosinone (Scalo) 93; Lodi (Vignati) e Vicenza (Italia) con 90.
Sforamenti che, anche secondo il report dell’Agenzia ambientale europea (Eea) causano oltre 60mila morti premature ogni anno e di 2.900 morti premature riconducibili all’ozono solo in Italia, 13.600 in Europa nel 2015. Oltre a costi enormi per il sistema sanitario e impatti rilevanti sugli ecosistemi.
Numeri che giustificano le pressioni del commissario europeo Vella e che sottolineano come in molte aree del paese non serve un blando “miglioramento” di cui ha parlato Galletti né tanto meno un “dialogo” (tra chi poi non è chiaro).
Oggi la situazione è molto più grave e difficile di quanto lascerebbero intravedere le parole del ministro. Ma questo, ai politici in corsa per una poltrona in Parlamento, della salute dei cittadini importa poco. Molto poco.