Ue. Bruxelles accelera lo sganciamento energetico da Mosca

di Giuseppe Gagliano

L’Unione Europea alza il livello dello scontro economico con la Russia. Ieri la Commissione europea ha presentato un piano legislativo destinato a vietare totalmente le importazioni di gas russo entro la fine del 2027. Un taglio netto, che mira a recidere definitivamente un legame energetico diventato, nel tempo, una delle principali vulnerabilità strategiche del continente.
Il commissario europeo all’Energia, Dan Jorgensen, ha illustrato a Strasburgo la proposta, spiegando che i contratti a breve termine con la Russia saranno vietati dal gennaio 2026, mentre quelli a lungo termine dovranno cessare al massimo entro fine 2027. Nessuna concessione nemmeno in caso di cessate-il-fuoco o trattative di pace: “La Russia ha usato le forniture energetiche come un’arma”, ha dichiarato Jorgensen, “e non è un partner commerciale affidabile”.
Secondo la bozza anticipata da Politico, la norma imporrà un divieto graduale al gas russo, sia in forma liquefatta che tramite gasdotto. Ma il dispositivo prevede anche clausole tecniche sofisticate per evitare triangolazioni e frodi doganali: ogni flusso via Serbia o altri Paesi terzi sarà considerato russo, a meno di prova contraria certificata. Gli importatori europei saranno tenuti a fornire documentazione dettagliata sull’origine del gas, mentre gli Stati membri dovranno presentare piani di diversificazione energetica.
A oggi il 13% del gas importato dall’Ue proviene ancora dalla Russia, in netto calo rispetto al 45% del 2021, ma con un forte incremento del gas naturale liquefatto acquistato via mare, spesso da società legate a Gazprom. La proposta punta a chiudere anche questa via, ma prevede eccezioni per Paesi senza sbocco al mare – come Ungheria, Slovacchia e Austria – che hanno ancora contratti in essere.
Come prevedibile, le resistenze non mancano. Budapest e Vienna hanno già segnalato i rischi per i consumatori e le imprese, mentre Bratislava ha parlato di tempistiche irrealistiche. Tuttavia, il meccanismo di voto a maggioranza qualificata potrebbe permettere l’approvazione della norma anche senza il consenso unanime.
La Commissione europea ha già messo le mani avanti sul fronte legale: nessuna azienda sarà perseguibile per la rescissione anticipata dei contratti, che avverrà per “forza maggiore”. Parallelamente, Bruxelles punta anche a eliminare le importazioni di petrolio russo entro il 2028. Il divieto completo però non rimuoverà alcune esenzioni già concesse, come quella che permette a Ungheria e Slovacchia di continuare a importare greggio via oleodotto.
Intanto Londra si allinea. Il Regno Unito ha annunciato lo stesso giorno nuove sanzioni contro Mosca: 10 aziende e individui colpiti, 20 nuove petroliere aggiunte alla black list, che ora sfiora le 300 unità. Le restrizioni includono il Dipartimento per gli studi di acque profonde del Ministero della Difesa russo e la banca Metallurg, con i suoi dirigenti.
L’Europa stringe il cerchio, consapevole che il conflitto in Ucraina è ormai anche una guerra di infrastrutture, flussi e dipendenze. Il gas, da leva geopolitica russa, rischia ora di diventare il campo dove si misureranno la coesione e la determinazione del blocco europeo. E forse, il punto di non ritorno.