Ue. Von der Leyen spinge per un’Europa militarizzata

di Giuseppe Gagliano

L’attuale politica europea sotto la guida di Ursula von der Leyen sta tracciando una rotta decisamente filo-atlantica e bellicista, segnando una svolta rispetto alle tradizioni pacifiste dell’istituzione. La sua ferma ostilità verso la Russia e il sostegno incondizionato all’Ucraina in Ue e Nato rappresentano un cambio di paradigma che potrebbe minare l’unità europea e i valori democratici. L’influenza delle posizioni militari del Pentagono, con un particolare occhio alle necessità dei Paesi Baltici e della Polonia, si riflette nelle strategie di difesa promosse dall’UE.
Una delle proposte più significative è la creazione di un commissario europeo per la Politica di difesa, segnando l’intenzione di dotare l’Europa di un braccio militare solido e finanziariamente sostenuto. Questa strategia è percepita come un mezzo per garantire lo sviluppo di un’industria privata della difesa allineata con l’identità europea. Le critiche interne non mancano, con leader come Olaf Scholz che temono una destabilizzazione a causa dell’aggressività della politica estera di von der Leyen. La sua inclinazione verso un’Europa militarmente potente, sostenuta da un forte finanziamento della difesa, sembra distanziarsi dalle priorità ecologiche e sociali, concentrandosi invece sulla sicurezza e sull’influenza geopolitica.
Questo impegno per un’Europa in riarmo è visto come un allontanamento dai tradizionali discorsi pacifisti, suscitando dibattiti sull’efficacia e sulla moralità di tale approccio. La crisi agricola causata dall’inflazione e dalle importazioni dall’Ucraina aggiunge ulteriore complessità a un quadro già teso, mentre la politica di austerità in Francia e la restrizione economica in Italia complicano ulteriormente la coesione europea. Nonostante le critiche, von der Leyen continua a spingere per un’Europa forte e militarizzata, allineata con gli Stati Uniti e pronta a fronteggiare le sfide globali con una risposta decisa e bellico