di Enrico Oliari –
L’Unione Europea, compreso il governo italiano, non va oltre lo stracciarsi le vesti per gli attacchi alle forze Unifil in Libano ad opera di Israele, esattamente come ha fatto in un anno di bombardamenti su Gaza costati la vita a 42mila persone di cui un terzo bambini. Ieri carri armati delle Idf hanno compiuto atti di forza contro posizioni della forza Onu sfondando l’ingresso di una base a Ramyah occupata dai militari del Ghana, ferendone una quindicina, ed ancora il premier Benjamin Netanyahu è tornato a chiedere con forza l’immediato ritiro della missione dal sud del Libano.
Netanyahu insomma continua a muoversi al di sopra delle regole internazionali, e la risposta della comunità internazionale è solo quella definire “inaccettabili” tali iniziative, come ha fatto Meloni in una telefonata con il premier israeliano. Per Netanyahu l’Unifil starebbe fungendo da “scudo umano” ai “terroristi di Hezbollah”, e all’invito dell’esercito di “ritirarsi dalla zona dei combattimenti e dalle roccaforti di Hezbollah” i militari dell’Unifil si sarebbero rifiutati, da qui le azioni di forza.
Una situazione assurda che dimostra il doppiopesismo e l’ipocrisia occidentale, tanto che se per molto meno sono volate le sanzioni a Putin, Netanyahu sembra, al di là delle chiacchiere, immune a tutto e a tutti. Tanto che anche oggi vi sono stati bombardamenti in Libano, dove ad essere colpito nel nord è stato il villaggio cristiano (di Aitou, 18 morti), mentre a Gaza è stato bombardato l’ospedale e centro di distribuzione aiuti di Jabalya, dove il bilancio è stato di almeno 20 morti, ma l’incendio delle tende che ne è seguito ha continuato a mietere vittime, con le immagini diffuse dai media che mostrano bambini bruciare vivi.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha commentato le azioni contro l’Unifil affermando che sono potenzialmente “crimini di guerra”: “Il personale Unifil – ha dichiarato – e i suoi locali non devono mai essere presi di mira. Gli attacchi contro i peacekeeper violano il diritto internazionale e possono costituire un crimine di guerra”.
Netanyahu, che già indagato per genocidio alla Corte di giustizia delle Nazioni Unite, se ne frega di Onu, che all’Assemblea generale ha bollato come “palude antisemita, e Guterres, a cui ha vietato l’entrata in Israele. E va avanti nella sua “guerra per la sicurezza di Israele” con diversi fronti aperti tra cui Gaza, Cisgiordania, Yemen, Libano, Siria, Iraq e Iran. Le risposte e le vendette che ne seguiranno dureranno decenni, e difficilmente porteranno pace a Israele, per cui è evidente che l’obiettivo di Netanyahu è un altro: eliminare chi sostiene i palestinesi e quindi i palestinesi stessi per creare un unico Stato ebraico.