di Andrea Costanzo –
In questo secondo semestre del 2024 l’elezioni politiche più importanti che si svolgeranno in America Latina avverranno in Venezuela ed Uruguay. Tuttavia, mentre in Venezuela la situazione è molto complessa (con Maduro in difficoltà), in Uruguay le cose sembrano essere più chiare e tranquille. Infatti, secondo gli ultimi sondaggi, l’attuale governo conservatore presieduto da Luis Lacalle verrà sostituito da un candidato del Frente Amplio, la coalizione di partiti di sinistra che ha governato l’Uruguay dal 2005 sino al 2020. Da vedere innanzitutto chi sarà il candidato del Frente Amplio, visto che si svolgeranno le primarie di ogni singolo partito e che il sistema elettorale uruguaiano è simile a quello statunitense, ovvero con delle primarie per scegliere il candidato ufficiale di ogni schieramento ( si terranno a fine giugno) per poi arrivare a fine ottobre con le elezioni generali per eleggere presidente e parlamento.
Tra i possibili candidati il favorito del Frente Amplio sembra essere Yamandù Orsi, sindaco di Canelos e membro del MPP, il partito degli ex- guerriglieri Tupamaros guidato dall’ex presidente Pepe Mujjia. Quindi una scelta abbastanza chiara, che sembra riflettere su ciò che sta avvenendo nella regione, con l’affermazione di una seconda pagina delle cosiddette “rivoluzioni bolivariane” che apparivano finite alla fine del decennio scorso.
Comunque già il popolo uruguaiano ha dato il suo parere su chi governerà il paese in seguito al referendum di privatizzazione di alcune società pubbliche, voluto proprio da Lacalle, che ha avuto un esito negativo respingendo la proposta governativa: già negli anni ’90 vi ne era stato un altro simile, con esito contrario alla privatizzazione delle imprese pubbliche. Infatti l’Uruguay è stato, ed è, l’unico paese della regione dove non si sono avviate politiche neoliberiste, come invece è stato in molti altri paesi con esiti catastrofici, vedi Cile e Argentina.
Ancora una volta il motore che si innescato nella regione con l’affermazione di un nuovo blocco di contropotere geopolitico, formato dall’asse Russia- Cina, non sarà fermato, almeno di episodi clamorosi, proprio in Venezuela.