di Giuseppe Gagliano –
Si è insediato in Uruguay il nuovo Parlamento, il quale rappresenta una svolta politica che va ben oltre la semplice alternanza tra partiti. Il Fronte Ampio, tornato al potere con Yamandu Orsi, si trova di fronte alla sfida di governare in un contesto internazionale sempre più polarizzato, con un’America Latina attraversata da tensioni geopolitiche e una crescente pressione economica.
Il Fronte Ampio, con la sua maggioranza in entrambe le Camere, avrà una posizione dominante, ma non priva di ostacoli. L’Uruguay si è distinto negli ultimi anni come una democrazia stabile e pragmatica, evitando le derive più radicali di altri Paesi sudamericani. Tuttavia, il ritorno della sinistra porta con sé un cambio di approccio su diverse questioni: politiche sociali, gestione dell’economia e, soprattutto, relazioni internazionali.
La presidenza di Orsi si inserisce in un quadro regionale complesso. Da un lato, la crescita dell’estrema destra in Argentina con Javier Milei e il rafforzamento della linea dura in Brasile con Bolsonaro (se dovesse tornare in gioco), dall’altro le difficoltà delle sinistre in Perù, Ecuador e Cile. Questo significa che l’Uruguay dovrà bilanciare le sue posizioni per evitare tensioni con i vicini, mantenendo al contempo una propria identità politica.
L’episodio più rilevante della transizione di potere è la decisione dell’uscente Luis Lacalle Pou di escludere Venezuela, Cuba e Nicaragua dalla cerimonia di insediamento. Una mossa che ha aperto un fronte di scontro interno: il centrodestra difende l’esclusione come un segnale di coerenza democratica, mentre il Fronte Ampio la considera un atto divisivo che danneggia i rapporti diplomatici.
Questo episodio riflette una tensione più ampia nella politica estera dell’Uruguay: con quale blocco schierarsi? Negli ultimi anni, Montevideo ha cercato di mantenere un equilibrio tra il Mercosur e le relazioni con l’Europa e gli Stati Uniti. Ma l’arrivo di Orsi potrebbe significare un cambio di rotta, con un riavvicinamento alle sinistre latinoamericane, almeno su alcune questioni economiche e sociali.
Il Fronte Ampio ha sempre mantenuto una linea più moderata rispetto ad altre sinistre latinoamericane, ma il contesto economico attuale potrebbe spingerlo a misure più interventiste. L’Uruguay, pur avendo una solida economia, non è immune alle pressioni inflazionistiche e ai problemi sociali. Se la crisi economica dovesse acuirsi, il governo potrebbe essere tentato da politiche più redistributive o protezioniste, rischiando di compromettere i buoni rapporti con gli investitori stranieri.
Con l’America Latina sempre più frammentata tra destra e sinistra, l’Uruguay potrebbe ritagliarsi un ruolo da mediatore, simile a quello svolto in passato da paesi come il Cile prima della crisi politica. Tuttavia, il peso geopolitico del Paese resta limitato, e la sua capacità di influenzare le dinamiche regionali dipenderà dalla solidità del nuovo governo e dalla sua capacità di dialogo con i grandi attori regionali, in primis Brasile e Argentina.
L’insediamento del nuovo Parlamento segna l’inizio di un periodo di transizione per l’Uruguay. Se da un lato il Fronte Ampio ha una solida maggioranza, dall’altro dovrà affrontare sfide interne ed esterne per mantenere la stabilità del Paese. La questione diplomatica con Venezuela, Cuba e Nicaragua è solo il primo test di una legislatura che si preannuncia complessa, con l’Uruguay costretto a muoversi tra le pressioni geopolitiche e la necessità di mantenere la propria tradizione democratica e istituzionale.