Usa. 300 testate contro Trump, ‘I giornalisti non sono nemici’

di Elisabetta Corsi

Sono più di 300 le testate giornalistiche che hanno lanciato una campagna contro il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, reo di aver in infinite occasioni attaccato giornali, tv e media vari. La protesta è anche un modo per promuovere la libertà di stampa, ancora troppo spesso negata in diversi paesi nel mondo.
Trump ha costantemente considerato i media come veicoli di notizie false e i giornalisti come nemici del popolo, senza curarsi del fatto che tali dichiarazioni hanno in più occasioni messo a rischio i giornalisti, i quali hanno subito minacce e aggressioni. La protesta si è diffusa pressoché su tutti i principali giornali nazionali statunitensi fino a quelli locali e ognuno si è espresso con un proprio editoriale.
La campagna è partita dal Boston Globe con un’editoriale dal titolo “I giornalisti non sono nemici”, un’argomentazione sulla libertà di stampa che è un principio saldo negli Usa da più di 200 anni: la testata ha chiesto di fare altrettanto agli altri media in difesa della libertà di stampa, ma ha anche insistito sul fatto che Trump è un ciarlatano che cerca di incantare una folla speranzosa e l’idea di sostituire la libera stampa con media controllati dallo stato, cosa che sarebbe nell’agenda di un regime corrotto che vuole controllare il paese. Ben presto hanno risposto all’appello il “Topeka Capital-Journal”, il giornale della capitale del Kansas che l’ha sostenuto durante la campagna elettorale del 2016, definendolo “infame e distruttivo”.
Il New York Times è uscito con un articolo dal titolo “La stampa libera ha bisogno di te”, un articolo di denucnia del fatto che gli attacchi di Trump sono pericolosi per la democrazia e ha invitato i lettori ad abbonarsi ai giornali oppure a criticarli, dal momento che la crisi economica ha colpito duramente l’editoria, soprattutto le pubblicazioni più piccole. Il “New York Post”, invece favorevole a Trump, nel suo editoriale ha posto la domanda “Chi siamo noi per non essere d’accordo?”, ed ha affermato che “Può essere frustrante il fatto che pubblichiamo verità scomode e non vuol dire che sono notizie false, ma essere giornalisti non è un contesto popolare. Tutto quello che possiamo fare è riportare notizie”. Le adesioni alla campagna sono arrivate anche da oltreoceano, dal britannico The Guardian.
Per il Wall Street Journal,c he non ha risposto all’appello, Trump ha diritto di parlare liberamente ed il Globe sta andando contro l’indipendenza che sta cercando.
In ogni caso Trump ha fatto sapere che non cambierà la sua opinione e anzi ha affermato via twitter che “La stampa è libera di scrivere e dire quello che vuole, ma molte cose che dice sono fake news”. Queste notizie false secondo lui sono pubblicate non solo per danneggiare i cittadini ma anche a sostegno di una determinata partea politica; a suo dire i media rappresentano l’opposizione.