Usa. Cia: è ancora allarme per la “sindrome dell’Avana”

di Giuseppe Gagliano

La CIA ha istituito una task force per esaminare i casi recenti della cosiddetta “sindrome dell’Avana”, una misteriosa condizione medica che continua a lasciare perplessi gli esperti. La questione è venuta alla luce nel 2017, quando Washington ha richiamato la maggior parte del suo personale dalla sua ambasciata a L’Avana, Cuba, e almeno altri due diplomatici dal suo consolato nella città cinese di Guangzhou. I soggetti evacuati hanno riferito di aver sperimentato “fenomeni uditivi o sensoriali acuti insoliti” e di aver sentito “suoni insoliti o rumori penetranti”.
I test successivi hanno mostrato che il personale diplomatico soffriva di perdita dell’udito improvvisa e inspiegabile, e forse di varie forme di lesioni cerebrali. Nell’aprile del 2019 l’ambasciata canadese ha evacuato tutti i membri della famiglia del suo personale di stanza nella capitale cubana per problemi di salute simili. Uno studio successivo delle Accademie nazionali delle scienze ha riportato i risultati collettivi di importanti tossicologi, epidemiologi, ingegneri elettrici e neurologi, che hanno esaminato i sintomi sperimentati da quasi 40 dipendenti del governo degli Stati Uniti.
Ci sono ora rapporti secondo cui “più di una dozzina” di ufficiali della CIA sono tornati negli Stati Uniti per esami medici, dopo aver segnalato sintomi associati alla “sindrome dell’Avana”. Citando “gli attuali ed ex funzionari statunitensi e le persone che hanno familiarità con la questione”, CBS News ha detto giovedì che alcuni degli ufficiali hanno richiesto l’evacuazione medica di emergenza dopo essersi sentiti male all’improvviso. Sono tornati negli Stati Uniti da tre diversi continenti nei primi mesi del 2021, secondo la CBS.
Un portavoce della Casa Bianca ha detto al media che la “sindrome dell’Avana” ha continuato ad essere un’area di “inchiesta attiva”. Un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ha aggiunto che non è stato possibile discutere le specifiche riguardanti il personale della CIA. Il portavoce ha proseguito affermando che era in corso uno “sforzo a livello governativo” per determinare i responsabili del fenomeno e per proteggere il personale del governo statunitense in servizio all’estero.