Usa. Guerra con la Cina nello spazio: si inizia con i Remote Modular Terminals nell’Indopacifico

di Giuseppe Gagliano

Le tensioni tra Stati Uniti e Cina si stanno espandendo in nuovi territori, con lo spazio che emerge come l’ultimo campo di battaglia per la supremazia tecnologica. La US Space Force ha infatti iniziato il dispiegamento di sistemi di interferenza anti-satellitare nell’Indo-Pacifico, cosa che indica una nuova fase di competizione che potrebbe culminare in una guerra elettronica senza precedenti.
La Space Force ha introdotto i Remote Modular Terminals (RMT), dispositivi progettati per perturbare i segnali satellitari e interrompere le comunicazioni avversarie. Secondo Kelly Hammett, direttore del Space Rapid Capabilities Office, questi sistemi sono mirati a spezzare le “catene di comando” cinesi, riducendo l’efficienza con cui Pechino può raccogliere informazioni strategiche dai suoi satelliti.
Tra i principali bersagli ci sono i satelliti della serie Yaogan, pilastri del sistema di sorveglianza cinese. Questi satelliti, dotati di tecnologia d’avanguardia, sono capaci di monitorare con precisione movimenti terrestri, identificando addirittura veicoli di piccole dimensioni. La loro importanza nell’assistere le operazioni militari cinesi nell’Indo-Pacifico è cruciale per le aspirazioni di potere regionale di Pechino.
La risposta della Cina è stata velata ma chiara. Esperti militari legati al governo hanno avvertito che tale mossa americana potrebbe innescare una “guerra elettronica”, dove i satelliti, essenziali sia per le operazioni militari che per quelle civili, diventano obiettivi.
Pechino ha intensificato il suo programma spaziale, investendo in una rete satellitare robusta per mantenere un vantaggio strategico. Il dispiegamento degli RMT rappresenta un attacco diretto a questa rete, fungendo da segnale che gli Stati Uniti sono pronti a contenere l’espansione cinese anche oltre l’atmosfera terrestre.
Il possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca aggiunge una variante imprevedibile a questa dinamica già tesa. Durante il suo precedente mandato, Trump ha avviato la militarizzazione dello spazio con la creazione della Space Force, sottolineando la necessità di una presenza americana dominante in orbita.
Conosciuto per il suo approccio aggressivo verso la Cina, considerata una minaccia strategica, il ritorno di Trump potrebbe esacerbare la corsa agli armamenti spaziali. Le sue politiche di confronto, esemplificate dal riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e dalle sanzioni contro Huawei, suggeriscono che potrebbe aumentare significativamente il sostegno a progetti come gli RMT.
L’uso di strumenti come i Remote Modular Terminals solleva una questione fondamentale: lo spazio sarà il prossimo campo di battaglia? La risposta sembra sempre più affermativa. Capacità anti-satellite possono disturbare comunicazioni vitali, interrompere la raccolta di dati e disabilitare tecnologie fondamentali come il GPS.
Il rischio di escalation è significativo. La Cina, con le sue proprie capacità di guerra elettronica, potrebbe sviluppare contromisure, portando a una spirale di attacchi e difese che non si limiterebbe alle forze armate ma influenzerebbe anche le infrastrutture civili.
Un problema cruciale è l’assenza di un quadro normativo internazionale adeguato. Il “Trattato sullo spazio extra-atmosferico” del 1967 non offre strumenti per regolare le nuove tecnologie militari nello spazio, lasciando via libera a un’escalation senza controllo. Questo vuoto giuridico potrebbe trasformare lo spazio in un campo di battaglia permanente.
La competizione tra Stati Uniti e Cina si estende in ogni ambito, dallo spazio alle tecnologie emergenti, fino al commercio e alla geopolitica. Il dispiegamento dei sistemi RMT nell’Indo-Pacifico segna un punto di svolta che potrebbe ridefinire gli equilibri di potere globali del XXI secolo.
Senza accordi internazionali per regolare l’uso militare dello spazio, il rischio di una guerra elettronica globale diventa sempre più reale. Lo spazio è destinato a diventare la nuova frontiera del confronto tra superpotenze, un terreno dove non ci sono veri vincitori, ma solo nuove minacce globali.