Usa. Anonymous attacca Trump mentre le proteste continuano

di Sebastian Di Pietro Hidalgo

Dopo tre anni di silenzio il collettivo di attivisti hacker internazionale Anonymous è riapparso sulla scena domenica per schierarsi con i manifestanti per la morte di George Floyd. In un attacco senza precedenti il gruppo di “hacktivist” ha messo fuori servizio i siti web della polizia di Minneapolis e di Chicago, ed è entrato nei sistemi radio di quest’ultima per riprodurre la canzone “Fuck the Police”.
Anonymous ha minacciato di rendere pubblici più casi di brutalità poliziesca a spese della cittadinanza afroamericana se non ci fosse un processo giusto ed imparziale contro l’agente della polizia di Minneapolis Derek Chauvin, immortalato giorni fa mentre causava la morte per soffocamento di George Floyd.
“Gli ufficiali che uccidono persone e commettono delitti devono rendere conto alla giustizia, alla pari di tutti noi. Se così non fosse, crederanno di avere il diritto di fare tutto ciò che desiderano”. afferma Anonymous nel video. “Questa farsa è durata fin troppo… la gente ne ha avuto abbastanza”.
Nella stessa giornata Anonymous ha reso pubblici documenti che collegano il presidente statunitense Donald Trump alla rete di traffico di minori di Jeffrey Epstein, milionario morto suicida in circostanze misteriose nei mesi scorsi. Oltre a questo, il gruppo di hacker ha mandato un avvertimento direttamente alle forze di polizia: “Sfortunatamente non ci fidiamo della vostra organizzazione corrotta per portare a compimento la giustizia, e per questo mostreremo al mondo i vostri molteplici crimini. Siamo una legione, aspettatevi il nostro arrivo”.
Nel frattempo le proteste per la morte di George Floyd si sono estese ad oltre cento città americane, ed aumentano i casi tanto di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, quanto quelli di danni a commercianti e privati da parte dei manifestanti.
Le manifestazioni si sono estese anche a Washington DC: la città è stata messa a ferro e fuoco per diverse ore e la folla ha circondato la Casa Bianca, costringendo le autorità a spegnerla completamente in un gesto senza precedenti che ha visto anche Trump rifugiarsi in un bunker ad altissima sicurezza.
I social media americani sono stati in fiamme sin dall’inizio delle proteste, e la giornata di lunedì 1 giugno è trascorsa tra bufale riguardanti un blackout delle comunicazione a Washington ed ulteriori rivelazioni del gruppo Anonymous.
Tra le tante voci che si sono alzate nel mezzo della violenza nazionale, è stata particolarmente importante quella del fratello di George Floyd, Terrence: l’uomo ha esortato i manifestanti a smettere di danneggiare le proprietà perché, così facendo, stanno solo danneggiando le loro comunità e peggiorando la loro qualità di vita quando sarà tutto finito. L’intera famiglia Floyd si è espressa a favore di una de-escalation della violenza delle proteste, e si è detta ottimista in un cambiamento da ottenere tramite la giustizia e, in vista delle elezioni, tramite il voto.