Usa. Il presidente dimezzato

di Mario Galardi

La vicenda delle elezioni presidenziali americane ha avuto una svolta molto deprecabile. Trump avrebbe dovuto prevedere che, convocando i suoi sostenitori, esisteva il rischio di dare spazio agli estremisti e agli infiltrati. Ed è evidentemente mancato il servizio d’ordine, sempre necessario quando si concentrano centinaia di migliaia di persone. Comunque sia, l’irruzione nel Congresso ha avuto l’effetto immediato di danneggiare Trump, che pure aveva invitato a dimostrare pacificamente.
Sono ovviamente da condannare le violenze dei manifestanti che sono entrati nel palazzo del Congresso e hanno fatto danni, mentre la maggioranza di loro è rimasta pacificamente in piazza. Ma altrettanto da condannare sono i dinieghi a considerare le molteplici evidenze e ascoltare i numerosi testimoni che, data l’estrema gravità delle accuse di irregolarità e di brogli, avrebbero meritato udienza.
E’ bene non dimenticare i fatti. Nelle elezioni contestate, è stato utilizzato un sistema elettorale computerizzato e esisteva la possibilità di inviare il voto per posta. Sono state stampate e distribuite milioni di schede elettorali, allo spoglio delle quali è stato denunciato che venivano omessi i controlli di validità.
Risulta inoltre che il sistema adottato non è stato scelto né approvato dai parlamenti statali, come invece prescrive la Costituzione americana. La cosa incredibile è che ci sono casi in cui risultano contabilizzati addirittura più voti del numero degli elettori. A tutte queste denunce non è stata data risposta, perché nessun giudice è mai entrato nel merito. E’ necessario ribadire che tutte le numerose richieste di revisione sono rimaste senza seguito per semplici ragioni procedurali.
Vi è il fatto inconfutabile che Trump, nella notte dei conteggi, stava vincendo con ampio margine. Poi, dopo una interruzione di ore, in pochi minuti sono stati assegnati centinaia di migliaia di voti, dei quali oltre il 90% per Biden. Non occorre scomodare la statistica per sospettare che qualcosa di fraudolento sia stato messo in atto.
Occorre ricordare che Trump, nei quattro anni del suo governo, ha accresciuto enormemente la sua popolarità, e lo dimostra il fatto che nelle attuali elezioni ha ottenuto ben 11 milioni di voti in più di quando fu eletto nel 2016, e 8 milioni di voti in più di quelli che aveva ricevuto Obama nel 2012. Il fondato sospetto quindi è che chi voleva assicurare la vittoria di Biden abbia potuto computare voti fraudolenti, sia mediante manipolazione del sistema informatico, sia mediante l’aggiunta di schede fasulle.
E’ noto che Trump è accanitamente avversato dai giornali e dalle tv che monopolizzano e condizionano l’informazione e che lo hanno avversato fin dal primo giorno della sua presidenza. Nessuno di questi media, che per anni hanno parlato di un ipotetico Russiagate contro Trump, ha voluto approfondire le questioni sollevate e le denunce dei brogli. Alle richieste di analizzare le macchine e il loro software, i governatori, avversari di Trump, hanno opposto un diniego. Evidentemente, se le elezioni sono state truccate, a loro va bene così.
Eppure ci sarebbe materiale per molte altre indagini. In questi giorni è stato denunciato, senza che sia stato smentito, che Facebook ha finanziato con centinaia di milioni di dollari l’acquisto dei sistemi elettorali nelle elezioni contestate. E poi è stato lo stesso Facebook, insieme alle principali catene tv, a censurare Trump appena ha iniziato a denunciare i brogli, e tuttora lo sta censurando. Questo dovrebbe fare accapponare la pelle ai veri liberali e dovrebbe fare orrore ai censori dei conflitti di interesse, che non trovano nulla da eccepire. Purtroppo siamo ormai alla dittatura dei mainstream media, e il vero Grande fratello (quello drammatico di Orwell, non quello di Canale 5) lo abbiamo alle porte, tra l’ignavia dei più.
I poveri morti ammazzati nella manifestazione non avranno chi si inginocchierà per loro, ma avrebbero avuta salva la vita se Mike Pence avesse rigettato i Grandi Elettori usciti dalle elezioni contestate, o se avesse accettato la richiesta di una commissione che, entro la data di insediamento del prossimo presidente, avrebbe potuto analizzare le denunce di brogli. Chi ha la ragione dalla sua parte non avrebbe dovuto temere l’inchiesta, né rifiutarla.
Gli irregolari eventi accaduti durante le elezioni e il successivo rifiuto di indagarli, sono i veri affronti alla democrazia americana e saranno la macchia indelebile che si porterà dietro Biden, che sarà così il presidente di mezza nazione
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