Usa. Il Senato smonta l’autorizzazione all’uso della forza militare

di C. Alessandro Mauceri –

Il 29 marzo scorso il Senato degli Stati Uniti d’America ha approvato (con 66 voti a favore e 30 contrari) una mozione che prevede l’abrogazione dell’Autorizzazione all’uso della forza militare (AUMF) del 2002. Fu un documento simile a rendere più facile per l’allora presidente George W. Bush scatenare la guerra contro l’Iraq. La decisione venne presa dopo lo storico discorso del segretario di Stato americano Colin Powell nel corso del quale parlò di “prove certe” circa la produzione di armi di distruzione di massa o WMD in Iraq. E del fatto che il dittatore le avrebbe utilizzate. Per dimostrarlo Powell mostrò ai membri del Congresso una boccetta in cui, secondo una ridicola messa in scena (davvero qualcuno avrebbe portato una boccetta simile all’interno del Congresso?), erano contenute tracce delle armi non convenzionali che l’Iraq stava producendo. Pochi mesi dopo, il 5 febbraio 2003, per giustificare l’attacco unilaterale e senza preavviso all’Iraq, Powell ripeté la sua tesi in una udienza alle Nazioni Unite. Le prove prodotte erano deboli o non confermate: la stessa Commissione d’inchiesta inviata dall’Onu in Iraq ribadì più volte e con toni risoluti che in quel paese non erano state trovate prove che si stavano producendo armi chimiche. Quella di Powell Fu una menzogna storica. Anni dopo, lo stesso Powell dovette ammetterlo. Disse anche di aver aggiunto una sua personale interpretazione alle intercettazioni e alle prove documentali gettandole nella luce più negativa. Alle intercettazioni gli USA avrebbero aggiunto frasi come “munizioni proibite” o “ripulisci tutte le aree. … Assicurati che non ci sia nulla lì”. Parole delle quali, nei documenti ufficiali e nelle intercettazioni, non esisteva traccia. Lo stesso Powell, in seguito, definì il proprio discorso una “macchia” sul suo curriculum.
Una “macchia” che però permise al presidente degli USA di giustificare l’invasione unilaterale dell’Iraq. Una decisione che causò migliaia di morti (anche tra gli americani) e danni incalcolabili. Un milione di morti civili. Ma non basta. L’approvazione dell’AUMF consentì agli USA di “vivere di guerra” per decenni combattendo direttamente o indirettamente in molti paesi del mondo. Nel 2014, il presidente Obama definì l’AUMF del 2002 una “base statutaria alternativa”: “La nostra posizione sull’AUMF del 2002 non è cambiata e vorremmo vederla abrogata”. Invece durante il suo mandato utilizzò l’AUMF giustificare gli attacchi aerei contro lo Stato islamico in Iraq e Siria. Nel 2018, il suo successore, Donald Trump sostenne che l’AUMF del 2002 aveva autorizzato l’uso della forza per affrontare sia minacce in Iraq, in “Siria o altrove”. Fu questa interpretazione “allargata” che permise a Trump di affermare che l’AUMF iracheno del 2002 aveva consentito l’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani. Un’affermazione, la sua, respinta da numerosi studiosi di diritto che si dichiararono contrari.
Forse fu proprio per prevenire abusi come questi che, nel 2021, la Camera approvò una risoluzione per abrogare l’AUMF. A due anni di distanza e dopo migliaia di morti e molte altre guerre, il Congresso ha deciso di abrogare definitivamente l’AUMF sostenendo che l’autorizzazione è da considerare obsoleta e che potrebbe essere utilizzata per giustificare azioni militari di più ampia portata. “Il Congresso ha abdicato troppo a lungo ai suoi poteri“, “I presidenti possono fare cose sbagliate se ci sono autorizzazioni obsolete sui libri” sono state le parole del senatore Tim Kaine, che negli ultimi anni è stato l’autore degli sforzi del Senato USA per abrogare l’AUMF.
Dopo il voto al Senato ora la parola passa alla Camera. Se anche la Camera deciderà di abrogare questa norma, sarà un momento storico.
Un segno che l’AUMF è stato finalmente considerato quello che è: una legge per rendere più facile fare la guerra. Secondo il Congressional Research Service, l’AUMF sarebbe servito per giustificare almeno 40 “interventi militari” in 22 Paesi. E tutti senza l’approvazione del Congresso. Congresso che dal canto suo, nel 2001, ha approvato anche le cosiddette “autorità di cooperazione per la sicurezza” (SCA) che avrebbero permesso al Pentagono di “addestrare ed equipaggiare forze straniere in qualsiasi parte del mondo” e di “fornire sostegno a forze straniere, paramilitari e privati che a loro volta sostengono le operazioni antiterrorismo degli Stati Uniti”, con un limite di spesa di 100 milioni di dollari per anno fiscale, come riporta un rapporto del Brennan Center for Justice della New York University School of Law. Leggi utilizzate come trampolino di lancio per consentire nuove guerre, senza attendere il parere del Congresso. E senza informare l’opinione pubblica statunitense e mondiale. “Ricercatori e reporter hanno scoperto programmi [SCA] non solo in Afghanistan e Iraq, ma anche in Camerun, Egitto, Kenya, Libano, Libia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Somalia, Siria, Tunisia e Yemen”, sottolinea il rapporto.
Nel suo libro di memorie Christopher C. Miller, ex capo ad interim del Pentagono, afferma che gli Stati Uniti d’America dovrebbero essere ritenuti responsabili del fallimento delle guerre in Iraq e Afghanistan. “Il complesso militare-industriale degli Stati Uniti si è trasformato in un mostro a forma di idra con quasi nessun controllo sulla macchina da guerra americana”, si legge nel libro. In un’intervista a The Hill, Miller ha affermato “abbiamo invaso una nazione sovrana, ucciso e mutilato molti iracheni e perso alcuni dei più grandi patrioti americani mai esistiti – tutto per una maledetta bugia“.
Una bugia iniziata con la dichiarazione di Colin Powell sulle armi di distruzione di massa nella mani di Saddam Hussein e continuata per oltre un ventennio.
Tutto questo apre le porte ad una domanda: chi pagherà per i morti e per i danni causati da queste menzogne e dall’AUMF?