Usa. Immunità per Trump: la (debole) protesta di Biden

di Giuseppe Gagliano –

Il presidente Usa Joe Biden ha espresso una forte critica verso la decisione della Corte suprema di concedere a Donald Trump una vasta immunità dalle accuse penali relative ai tentativi di annullare le elezioni presidenziali del 2020, considerandola un precedente pericoloso che mina il principio di uguaglianza davanti alla legge. Il presidente ha dichiarato che la sentenza 6-3 ha indebolito lo stato di diritto e reso meno probabile che Trump sia ritenuto responsabile per l’incitazione all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
L’immunità riguarda esclusivamente azioni prese da Trump in base ai suoi poteri costituzionali quando era presidente, e solo nel quadro del processo per l’assalto al Capitol Hill. Inoltre i giudici hanno stabilito che sarà una Corte di grado inferiore a decidere il momento e le modalità di applicazione dell’immunità parziale.
Citando la giudice dissidente Sonia Sotomayor, Biden ha sottolineato che la decisione delega agli elettori la responsabilità di decidere se Trump sia idoneo a tornare alla presidenza. Biden ha evidenziato che la nazione è fondata sul principio che nessuno è al di sopra della legge e ha espresso preoccupazione per il fatto che la sentenza della Corte suprema significhi che non ci sono limiti pratici a ciò che un presidente può fare, stabilendo un nuovo principio pericoloso. Ha affermato che gli elettori dovranno decidere se Trump, nel caso in cui venga rieletto, sarà in grado di autolimitarsi o se sarà più incoraggiato a fare ciò che desidera.
Il presidente ha anche colto l’opportunità per affrontare le critiche sulla sua candidatura e riaffermare la sua autorità in risposta alle recenti preoccupazioni dei Democratici dopo una disastrosa performance in un dibattito televisivo con Trump. Biden ha usato il discorso per lanciare un attacco più ampio contro la Corte suprema, criticandone le decisioni che hanno smantellato diritti di lunga data come i diritti di voto, i diritti civili e il diritto di scelta delle donne, indicando un cambiamento significativo nella giurisprudenza del paese.