Usa. In arrivo le mid term elections. E la popolarità di Obama è in calo

di C. Alessandro Mauceri –

obama1Tra poche settimane (il 4 novembre), in America si svolgeranno le cosiddette mid term elections, le elezioni di medio termine (così dette perché si svolgono a metà del mandato presidenziale), ovvero le elezioni per il rinnovo del Parlamento. I cittadini statunitensi saranno chiamati a scegliere 435 deputati della Camera, 33 senatori (su 100) e 38 (su 51) governatori.
L’importanza di queste elezioni deriva prima di tutto dal fatto che da sempre esse rappresentano un giudizio sull’operato del presidente. In un periodo in cui la popolarità del presidente Obama pare essere ai minimi storici (solo il 44%), queste assumono una particolare rilevanza. Tanto più che, in base agli ultimi sondaggi, il Partito Repubblicano sarebbe in netto vantaggio rispetto al Partito Democratico del presidente Obama. L’agenzia Gallup Poll ha detto che in queste elezioni sarà decisivo l'”Obama Factor”. Qualora i Repubblicani, che già dispongono della maggioranza alla Camera (233 contro 199), dovessero avere la maggioranza anche la Senato, i democratici avrebbero vita dura.
Il tutto anche in vista della futura candidatura alle prossime presidenziali. Una vittoria repubblicana potrebbe essere decisiva per Jeb Bush, fratello dell’ex presidente ed ex governatore della Florida, a candidarsi scavalcando nella corsa alle presidenziali del 2016, Rick Scott, attuale Governatore della Florida, e il senatore del Kentucky, Rand Paul, leader del Tea Party. Per contro il crollo delle preferenze per il partito democratico il 4 novembre potrebbe tornare utile a Hillary Clinton, sconfitta da Obama alle ultime primarie.
È per questo motivo che da tempo ormai negli Usa si è scatenata una sorta di frenesia preelettorale. Da un lato per riuscire ad accaparrarsi quanti più voti possibili. Ma, dato che per farlo è necessario una campagna elettorale estremamente capillare e dispendiosa, anche, e prima ancora, per riuscire a racimolare le risorse per sostenerla. Esemplare quello che ormai in America viene chiamato il caso “caso Kansas”: Pat Roberts, senatore veterano e candidato certo alle primarie di agosto, all’improvviso è stato costretto a cambiare i propri piani dopo l’exploit di Greg Orman, democratico, in grande crescita stando ai sondaggi dopo aver raccolto milioni di dollari per la campagna elettorale.
È per questo motivo che da diverse settimane ormai i partiti sono al lavoro per la raccolta fondi. Giusto per avere un ordine di grandezza basti pensare che da gennaio a oggi per le campagne elettorali (spot Tv, uffici elettorali, analisi statistiche e previsioni, consulenti e spin doctors) sono stati spesi non meno di 233 milioni di dollari. Una cifra enorme, soprattutto considerando che la maggior parte dei seggi è già quasi assegnato. E quindi tutti gli sforzi sono concentrati sui pochi seggi, soprattutto al Senato, fondamentali per garantire una sorta di equilibrio tra le due camere che consentirebbe ad Obama di continuare a governare il Paese. Pare proprio che il futuro del Parlamento americano verrà deciso dai risultati di Iowa, Colorado, Georgia, Arkansas, Virginia, e pochi altri stati.
In questi stati, i cosiddetti SuperPacs ovvero le organizzazioni estranee ai partiti autorizzate dalla Corte Suprema a raccogliere soldi anonimi e spenderli per questo o quel candidato, si stanno dando da fare per decidere il futuro dell’America per i prossimi anni. E per farlo, esattamente come avviene ormai in molti Paesi del mondo, si stanno facendo sforzi inauditi non tanto per far conoscere ai potenziali elettori programmi politici inesistenti, ma per lo più denigrando gli avversari. Pare infatti che il motivo per cui questa tornata elettorale resterà sui libri di storia sarà l’enorme quantità di soldi spesi per spot e trasmissioni televisive o campagne giornalistiche miranti ad attaccano gli avversario piuttosto che a convincere gli americani della bontà di questo o di quel candidato.
Ma i soldi dei sostenitori dovranno servire anche a convincere gli elettori ad andare a votare. Pare, infatti, che, analogamente a quanto avviene in Italia, il numero dei votanti sia basso. E allora è necessario convincere gli elettori non solo a non votare questo o quel candidato,ma prima di tutto ad andare a votare.