Usa. Manette ai polsi di 13 spie cinesi

di Giuseppe Gagliano

Il 24 ottobre scorso 13 agenti di intelligence al soldo della Repubblica Popolare Cinese sono stati accusati di spionaggio dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Data l’importanza del caso, il procuratore generale degli Stati Uniti e il direttore dell’FBI hanno organizzato una conferenza stampa in cui hanno spiegato che le spie sono state accusate anche di reati quali tentativo di ostruzione di un’indagine federale e tentativo di corruzione.
In una di queste missioni, quattro spie cinesi avrebbero tra l’altro condotto una lunga operazione di reclutamento nel New Jersey tra il 2008 e il 2018, per cercare di corrompere i professori universitari americani con accesso a informazioni limitate e strategiche per Pechino. Con la scusa di un centro universitario creato per l’occasione (l’Institute of International Studies), gli agenti cinesi avrebbero iniziato in particolare a corrompere un ex agente federale americano offrendogli viaggi in Cina in cambio di informazioni tecnologiche sensibili. Questi arresti evidenziano il ruolo del controspionaggio americano per combattere le interferenze straniere sul loro suolo. “Le azioni annunciate oggi si svolgono sullo sfondo di attività dannose del governo della Repubblica Popolare Cinese, tra cui spionaggio, tentativi di perturbazione del nostro sistema giudiziario, molestie di individui e sforzi in corso per rubare tecnologie statunitensi sensibili”, ha affermato la vice procuratore generale degli Stati Uniti Lisa Monaco alla conferenza stampa.
Già nel 2014 il Dipartimento di Giustizia (DOJ) ha incriminato l’Unità 61398 dell’Esercito Popolare di Liberazione nell’ambito di un caso di cyber-spionaggio economico. Nel 2018 Xu Yanjun, un funzionario nella provincia di Jiangsu dell’ufficio dell’Intelligence straniera, è stato accusato di tentativo di spionaggio economico. Avrebbe cercato di ottenere informazioni su General Electric Aviation e Safran, portando esperti e dirigenti in Cina con la pretesa di organizzare conferenze universitarie. Arrestato in Belgio ed estradato, è stato finalmente condannato nel 2021 negli Stati Uniti.
Nicholas Eftimiades aveva già sottolineato nei primi anni 2000 il rischio le operazioni di spionaggio economico divenissero sempre più pervasive e sempre più pericolose.
Nel 2018 ha presentato il suo studio di 274 casi documentati di spionaggio cinese in tutto il mondo. Al di là dell’esplosione del numero di tentativi, si evince che la Cina operi attraverso una rete composta da agenzie governative, il suo esercito, aziende pubbliche e private, individui e università; questa rete interconnessa garantisce la formidabile efficienza delle manovre cinesi. D’altra parte rileva che la metà degli sforzi cinesi si rivolge alle tecnologie militari e spaziali statunitensi, mentre un quarto delle operazioni si rivolge agli interessi commerciali. Infine si ritengono basse le possibilità che la Cina diminuisca le sue iniziative, in quanto consentono di stimolare la sua economia, sviluppare la sua ricerca e proiettare la sua potenza militare.