Usa. Nato: le manovre di Trump in Europa

di Giuseppe Gagliano

Come indicato chiaramente dal Pentagono, la riduzione delle forze in Germania voluta dal presidente Donald Trump riguarderà 11.900 militari,cosa che determinerà in Germania la rimanenza di altri 22.600 militari; di coloro che lasceranno il paese europeo 6.400 saranno riportati negli Stati Uniti mentre altri 5.500 saranno dislocati in Italia, Belgio, Romania e Polonia. Per quanto riguarda il nostro paese i caccia americani fino a questo momento presenti nella base aerea di Spagndahlem saranno trasferiti ad Aviano, unitamente a 4mila militari.
EUcom, la sede del comando degli Stati Uniti per l’Europa, verrà trasferito da Stoccarda in Belgio, dove ha sede il quartier generale delle forze alleate della Nato, denominato Shape. Sotto questo profilo la presenza in Belgio di due comandi così importanti non potrà altro che avvantaggiare il coordinamento delle forze Nato, ma dall’altra parte richiederà enormi investimenti da parte del Pentagono ai quali certamente dovranno contribuire gli alleati europei a cominciare dall’Italia.
Scontate saranno le manifestazioni di protesta delle associazioni pacifiste laiche e cattoliche, come prevedibili potrebbero essere le interrogazioni parlamentari relative al rafforzamento di Aviano. A tale proposito il nostro paese acquisirebbe maggiore centralità perché consentirebbe il rafforzamento del fianco sud-orientale della Nato fondamentale per esercitare un ruolo egemonico da parte americana verso il Mar Nero e il Mediterraneo orientale.
La prima motivazione politica è stata esplicitata più volte da Trump: da un lato punire la Germania per aver contribuito in misura poco rilevante, nonostante la sua crescita economica, al mantenimento della Nato, e dall’altro lato, e questa è la seconda motivazione, punire la Germania per la sua stretta collaborazione, attraverso il gasdotto Nord Stream 2, con la Russia.
Tuttavia la decisione di Trump era abbastanza prevedibile soprattutto dopo il vertice di Londra per i 70 anni della Nato nel quale il presidente americano aveva dato una interpretazione esclusivamente aziendalistica, diremmo tipicamente americana, della sinergia atlantica con i Paesi europei, sottolineando la necessità non solo di aumentare i contributi dei Paesi europei alla Nato, bensì sottolineando, seppure implicitamente, la necessità che gli Stati europei acquistino prodotti militari e ad alta tecnologia nel settore delle telecomunicazioni di origine americana.
Per quanto riguarda la motivazione di natura geopolitica è chiaro se la nuova centralità acquisita dalla Polonia rafforzerà l’allargamento dell’Alleanza atlantica in funzione di contenimento della proiezione di potenza russa.
Non a caso il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak, ha pienamente condiviso questa decisione .
Non dimentichiamo infatti che Mosca intende sul lungo periodo realizzare l’Unione Eurasiatica anche per contenere l’allargamento della Nato a est. La Russia infatti non accetterà mai l’allargamento della Nato ai paesi orientali perché legge questa proiezione di potenza come una minaccia ai suoi interessi geopolitici. Ciò determinerà inevitabilmente una conflittualità politica costante tra Usa e Russia.
Dal punto di vista strettamente geostrategico non c’è dubbio che le basi militari Nato e i comandi americani costituiscano da un lato la proiezione di potenza degli Stati Uniti in Europa e dall’altro siano un efficace strumento di controllo sia di carattere militare che di carattere economico, poiché consentono a Washington di proiettare la propria postura e la propria potenza economica non solo verso la Russia ma verso il Nord Africa e il Medio Oriente.
Indipendentemente dalle affermazioni di Trump non dobbiamo dimenticare che l’Europa occidentale, proprio attraverso la Nato e l’Unione Europea, costituisce la testa di ponte più rilevante per l’accesso degli Stati Uniti all’Eurasia. In altri termini ciò che gli Stati Uniti stanno ponendo in essere consiste nell’attuare una strategia volta ad accerchiare la Russia, l’Iran e la Cina che oggi più che mai costituiscono delle vere e proprie sfide ai piani egemonici americani. Proprio perché l’obiettivo americano è quello di stringere d’assedio l’Heartland eurasiatico insieme a Russia, Iran e Cina un ruolo rilevante viene rivestito dai comandi unificati che vengono dislocati proprio su base geografica. Non dobbiamo infatti dimenticare che la realizzazione dell’Alleanza Atlantica ebbe anche lo scopo di evitare che qualsiasi potenza nazionale potesse conseguire una posizione dominante su entrambi i settori dell’Eurasia e per questa ragione gli Stati Uniti hanno sempre fatto ricorso alla penetrazione strategica nel contesto eurasiatico, per usare l’espressione dello studioso Nicholas Spykman.