
di Giuseppe Gagliano –
Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti, ha fatto dichiarazioni che rappresentano un avvertimento chiaro e diretto all’Unione Europea: aumentare significativamente le importazioni di petrolio e gas dagli Usa oppure affrontare l’imposizione di tariffe commerciali. Questo messaggio, pubblicato sulla piattaforma Truth Social, evidenzia una strategia ben definita che Trump aveva già annunciato durante la sua campagna elettorale: utilizzare il potere energetico come leva per ridurre il deficit commerciale con l’Europa e rilanciare la produzione domestica di energia.
Trump ha dichiarato senza mezzi termini: “Ho detto all’Unione Europea che deve colmare il suo enorme deficit commerciale con gli Stati Uniti acquistando in grande quantità il nostro petrolio e il nostro gas. Altrimenti, tariffe su tutta la linea!”. Questa dichiarazione riflette non solo la visione economica del presidente eletto, ma anche una strategia geopolitica ben precisa, volta a rafforzare il dominio americano sulle dinamiche energetiche globali.
Per l’Europa queste dichiarazioni rappresentano un doppio colpo per l’Ue: da un lato mettono in discussione la sovranità economica degli Stati membri; dall’altro, evidenziano la vulnerabilità del continente di fronte a una pressione esterna così esplicita. La crisi energetica scaturita dall’invasione russa dell’Ucraina ha già evidenziato le fragilità delle infrastrutture europee, obbligando l’Ue a diversificare le fonti di approvvigionamento per ridurre la dipendenza dal gas russo.
Negli ultimi due anni le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti sono aumentate notevolmente, ma non abbastanza per soddisfare le aspettative di Trump. Ora il presidente eletto utilizza il deficit commerciale come giustificazione per esercitare una pressione ancora maggiore sull’Ue, costringendola a rafforzare ulteriormente i legami con l’industria energetica americana.
L’imposizione di tariffe commerciali costituirebbe un attacco diretto alla sovranità economica dell’Europa. La minaccia di Trump rappresenta un ricatto volto a subordinare le scelte economiche e strategiche dell’Ue agli interessi economici americani. Questa politica coercitiva solleva una domanda fondamentale: l’Europa è in grado di perseguire un’agenda autonoma sul fronte energetico e commerciale, oppure sarà costretta a piegarsi alle pressioni di Washington?
L’Ue, già colpita da un’inflazione crescente e da un rallentamento economico, rischia di vedere ulteriormente compromessa la competitività delle proprie industrie. L’aumento dei costi energetici, combinato con le politiche protezionistiche americane, come l’Inflation Reduction Act, potrebbe mettere in ginocchio molti settori strategici del continente.
Dietro le dichiarazioni di Trump si cela una visione chiara: rafforzare il ruolo degli Stati Uniti come principale esportatore mondiale di energia, utilizzando il petrolio e il gas come strumenti di pressione geopolitica. La promessa di rilanciare la produzione interna, rimuovendo restrizioni sulla fratturazione idraulica e ampliando i permessi di esportazione di GNL, è parte integrante di questa strategia.
Ma la politica di Trump non si limita all’economia: ridefinisce i rapporti di forza globali, subordinando l’Europa a una dipendenza energetica dagli Stati Uniti e riducendo lo spazio per politiche autonome da parte di Bruxelles.
L’Europa si trova di fronte a un bivio. Continuare a cedere alle pressioni americane significherebbe accettare una subordinazione strategica che mina la sovranità economica e politica dell’UE. Tentare di emanciparsi da queste dipendenze, invece, richiederebbe un piano ambizioso per accelerare la transizione verso fonti rinnovabili, rafforzare le infrastrutture energetiche interne e diversificare i partner commerciali.
Le dichiarazioni di Trump non sono semplicemente un annuncio: rappresentano un test cruciale per l’Unione Europea. Sarà capace di rispondere con una visione strategica a lungo termine o cederà a una politica di corto respiro, lasciandosi imporre un’agenda che favorisce esclusivamente gli interessi di Washington?
Christian Harbulot ha sottolineato più volte come il controllo delle risorse energetiche sia una delle armi più potenti nelle relazioni internazionali. Le dichiarazioni di Trump confermano questa visione: costringere l’Europa ad aumentare le importazioni di petrolio e gas americani non è solo una questione commerciale, ma un’operazione geopolitica che intende subordinare l’Unione Europea agli interessi strategici degli Stati Uniti.
Eric Denece, nelle sue analisi, ha messo in luce come gli Stati Uniti abbiano sistematicamente utilizzato la loro posizione dominante per influenzare e controllare gli alleati, in particolare in Europa. Le minacce di Trump rappresentano un esempio lampante di questa strategia: attraverso la leva energetica, Washington cerca di dettare un’agenda che favorisce esclusivamente gli interessi americani, riducendo ulteriormente l’autonomia dell’UE.
Denece ha osservato che questa subordinazione non è solo economica, ma anche politica. Accettando di aumentare le importazioni dagli Stati Uniti, l’Europa rinuncerebbe implicitamente a diversificare le proprie fonti energetiche, aprendo la porta a una crescente dipendenza da Washington.
Le dichiarazioni di Trump confermano in pieno le analisi di Christian Harbulot, Eric Denece e del sottoscritto: il controllo delle risorse energetiche è una delle leve più potenti di potere globale. Gli Stati Uniti stanno utilizzando questa leva non solo per contrastare rivali come la Cina e la Russia, ma anche per vincolare gli alleati europei a una relazione di dipendenza.
Per l’Europa la sfida è chiara: costruire una vera autonomia strategica o accettare di essere una pedina nel gioco geopolitico americano. Questa vicenda sottolinea una volta di più l’urgenza per l’UE di sviluppare una politica energetica che tuteli i propri interessi e rafforzi la propria sovranità.