Usa. Trump e Musk vogliono la Groenlandia

di Alessio Cuel

Rientro alla normalità complesso per la corona danese dopo le festività natalizie: semplici boutade di inizio anno o reali mire espansionistiche per il quadriennio 2025-2029? Le dichiarazioni di Donald Trump ed Elon Musk sulla Groenlandia, diffuse oggi, si allineano al loro stile pittoresco, ma lasciano spazio a riflessioni più serie. A margine della visita di Donald Trump Jr. sull’isola, il primogenito del futuro presidente USA, accompagnato dall’attivista di destra Charlie Kirk e giunto a bordo del “Trump Force One”, si è astenuto dal fare dichiarazioni ufficiali. Tuttavia, il padre e l’amministratore delegato di Tesla hanno colmato il silenzio con affermazioni dirompenti.
“In futuro non escludo l’uso della forza per Groenlandia e Panama: nascerà il Golfo d’America”, ha dichiarato Trump durante una conferenza stampa a Mar-a-Lago. Musk, invece, ha rilanciato su X: “Se i cittadini della Groenlandia vorranno far parte degli Stati Uniti, come spero, saranno i benvenuti”.
Non è chiaro se questi piani siano da realizzarsi tramite la forza militare o mezzi democratici come un referendum. Quello che appare certo è l’intenzione della futura amministrazione USA di puntare all’espansione territoriale verso nord. Una posizione che stride con il tradizionale isolazionismo del motto “America First” e che ora minaccia direttamente un territorio autonomo sotto sovranità danese.
“La Groenlandia appartiene ai groenlandesi”, ha dichiarato prontamente la premier danese Mette Frederiksen. Nel frattempo, il sovrano Federico X ha intensificato i richiami simbolici alla sovranità danese sull’isola. Dichiarazioni che Copenhagen prende molto sul serio, consapevole che la Groenlandia non è nuova agli interessi statunitensi. Già nel 1946, il presidente Truman offrì 100 milioni di dollari in lingotti d’oro per acquistare l’isola, attratto dalle sue risorse naturali.
Oggi, come allora, la Danimarca risponde con un fermo rifiuto. Resta da vedere se e come il governo scandinavo saprà opporsi a un Trump galvanizzato dalla vittoria elettorale e intenzionato a entrare nella storia come il presidente che ha ampliato il confine americano a nord.