di Giuseppe Gagliano –
La nomina di David Perdue ad ambasciatore degli Stati Uniti in Cina segna una svolta significativa nella politica estera americana sotto la leadership di Donald Trump. L’ex senatore della Georgia, noto per la sua lunga carriera nel mondo imprenditoriale, assume uno dei ruoli diplomatici più delicati in un momento cruciale per le relazioni tra Washington e Pechino.
Perdue, 74 anni, non è un diplomatico di carriera, ma un uomo d’affari con oltre quattro decenni di esperienza internazionale. Ex amministratore delegato di Reebok e Dollar General, ha vissuto a Hong Kong e Singapore, sviluppando una conoscenza diretta del contesto economico asiatico. Trump, in un post su Truth Social, lo ha definito un “amico leale” e una figura chiave per mantenere la pace nella regione e costruire un rapporto produttivo con i leader cinesi.
Tuttavia la scelta di Perdue appare in contrasto con altre nomine strategiche dell’amministrazione Trump, come quella di Marco Rubio a segretario di Stato e di Mike Waltz a consigliere per la sicurezza nazionale, entrambi noti per le loro posizioni dure nei confronti della Cina.
L’arrivo di Perdue a Pechino sottolinea un cambiamento nella visione diplomatica americana, dove l’enfasi sembra spostarsi sempre più verso il pragmatismo economico. Un ex funzionario statunitense ha commentato che la nomina riflette una crescente tendenza a considerare la diplomazia come una funzione dell’influenza aziendale. “I suoi legami profondi con il mondo imprenditoriale e la ricchezza generata da aziende che hanno delocalizzato in Asia sembrano contraddire le priorità dichiarate da Trump nei confronti della Cina”, ha osservato la fonte.
Durante la sua carriera politica, Perdue si è trovato spesso in disaccordo con le politiche commerciali di Trump. Inizialmente sostenitore del Partenariato Trans-Pacifico (TPP), ha poi cambiato posizione quando l’ex presidente ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo. Questa ambivalenza solleva interrogativi sulla sua capacità di influenzare temi cruciali come tariffe, sanzioni e il dossier Taiwan.
La scelta di Perdue potrebbe rappresentare una strategia per bilanciare due approcci apparentemente opposti: da un lato, l’aggressività di figure come Rubio e Waltz nei confronti della Cina; dall’altro, un tentativo di mantenere aperti i canali economici con Pechino. La Cina rimane il principale rivale strategico degli Stati Uniti, ma è anche un partner commerciale fondamentale. Trump sembra puntare su Perdue per gestire questa complessa dinamica, affidandogli il compito di promuovere accordi economici senza rinunciare alla retorica dura che ha caratterizzato la sua amministrazione.
Tuttavia questa visione non è priva di rischi. La comunità internazionale potrebbe percepire la nomina come un segnale di debolezza, con gli Stati Uniti più interessati a salvaguardare i propri interessi economici che a difendere i principi democratici nella regione. Allo stesso tempo, la Cina potrebbe interpretare la scelta di Perdue come un’opportunità per rafforzare la propria influenza attraverso canali non tradizionali.
Tuttavia è bene precisare che il personaggio nominato da Trump non è certamente uno stinco di santo. Vediamo perché.
È stato infatti coinvolto in diverse controversie legate alle sue attività finanziarie durante il mandato senatoriale.
Ad esempio, mentre era membro del Comitato Bancario del Senato, ha regolarmente negoziato azioni della Regions Financial Bank nel 2017 e all’inizio del 2018. Durante questo periodo, ha co-sponsorizzato una legge per ridurre le regolamentazioni finanziarie sulle banche di medie dimensioni come Regions. Queste deregolamentazioni sono diventate legge nel maggio 2018, e il valore delle azioni di Regions è aumentato del 35% da quando Perdue aveva acquistato le sue quote. Il suo ufficio ha dichiarato che tutte le attività di trading sono state condotte indipendentemente attraverso il suo broker.
In un altro caso, nel gennaio 2020, Perdue ha ordinato ai suoi consulenti finanziari di vendere oltre 1 milione di dollari in azioni della società finanziaria Cardlytics settimane prima che le sue azioni subissero un calo significativo. Due giorni prima della vendita, il CEO di Cardlytics aveva inviato a Perdue un’email menzionando “cambiamenti imminenti”, per poi affermare di aver inviato l’email alla persona sbagliata. Il Dipartimento di Giustizia ha indagato sull’incidente e ha concluso che Perdue non aveva commesso insider trading.
Inoltre, il 24 gennaio 2020, Perdue ha acquistato circa 65.000 dollari in azioni della DuPont, azienda produttrice di dispositivi di protezione individuale, lo stesso giorno di un briefing privato del Senato sulla diffusione del COVID-19. Nei mesi successivi, ha comprato e venduto azioni per un valore di circa 5,8 milioni e 5,6 milioni di dollari, rispettivamente. È stato criticato per queste attività di trading durante la pandemia, con accuse di insider trading, ma ha affermato che le decisioni di trading sono state prese dai suoi consulenti senza la sua influenza.
Nonostante le indagini il Dipartimento di Giustizia ha chiuso l’inchiesta a metà del 2020 senza presentare accuse. Perdue ha dichiarato che il Comitato Etico del Senato ha concluso che le sue azioni non violavano le leggi federali, le regole del Senato o gli standard di condotta.
Queste controversie hanno sollevato dubbi sull’etica delle sue attività finanziarie durante il mandato pubblico, ma non hanno portato a conseguenze legali.