Usa. Washington prepara un nuovo disegno di legge a favore dell’indipendenza del Tibet

di Alberto Galvi

Una decina di giorni fa il deputato americano Scott Perry ha presentato al Congresso un disegno di legge per riconoscere il Tibet come un paese separato e indipendente dalla Cina. Il disegno di legge è stato presentato e rinviato alla Commissione per gli Affari esteri degli Stati Uniti lo scorso 19 maggio nel tentativo di aumentare la pressione sul paese asiatico e sfidarlo così sulla politica della Cina unica.
Il disegno di legge cerca inoltre di aumentare le pressioni su Pechino, da parte di Washington sulla cattiva gestione della pandemia da Covid-19 da parte della Cina e su questioni commerciali come l’impedimento alle società cinesi di essere quotate nella borsa americana.
Il nuovo testo di legge presentato al Congresso americano servirà al presidente Trump a implementare le leggi già esistenti come il Tibet Policy Act del 2002 e il Reciprocal Access to Tibet Act del 2018 precedentemente approvati per guidare la politica degli Stati Uniti a favore dei diritti dei tibetani.
L’introduzione del nuovo disegno di legge è stata naturalmente accolta con entusiasmo da parte dei tibetani alimentando così flebili speranze per una futura indipendenza da Pechino. La Cina ha inviato truppe nel Tibet nel 1950 e da allora governa quella regione con molta durezza.
La Cina, afferma da sempre che il Tibet fa parte del suo territorio, anche se i tibetani vogliono la loro indipendenza.
Nel frattempo continua la disputa tra il governo cinese e il Dalai Lama, che fuggì in esilio nel 1959 e da allora è stato accusato da Pechino di cercare di favorire l’indipendenza del Tibet, mentre lui afferma solo di sostenere una maggiore autonomia per la regione.
Le autorità cinesi in Tibet stanno utilizzando una campagna nazionale contro il crimine per reprimere l’espressione pacifica dei tibetani sospettati di opinioni dissenzienti in particolare quelle per promuovere la libertà religiosa di tutte le persone. Tra i criminali perseguiti infatti vi sono attivisti che difendono la cultura tibetana, sono critici della corruzione all’interno delle istituzioni cinesi e sono sostenitori del Dalai Lama.
Nel gennaio 2018 il governo cinese ha adottato una nuova legge per reprimere la criminalità organizzata dedita al traffico di droga e al gioco d’azzardo ecc. Da allora almeno 51 tibetani sono stati condannati per reati fino a 9 anni di reclusione per aver presentato petizioni o proteste pacifiche su questioni legate alla religione e non solo.
Le tensioni tra Pechino e Washington sulla questione Tibet si erano già accese qualche mese fa quando il presidente Trump aveva firmato la legge sull’accesso reciproco al Tibet. La legge mira a promuovere l’accesso nella regione a diplomatici, giornalisti e altri cittadini statunitensi, negando l’ingresso negli Stati Uniti ai funzionari cinesi ritenuti responsabili della limitazione dell’accesso in Tibet.
Inoltre quest’anno si compie il sessantesimo anniversario della fuga in esilio in India del Dalai Lama. Da allora l’India ha dato rifugio a molti tibetani in contrasto con il governo cinese e questo ha portato ad un aumento delle tensioni tra le due potenze asiatiche.