Venezuela. Elicottero attacca ministero e Corte suprema

di Enrico Oliari

E’ caos in Venezuela, dove la difficile situazione politica si sta traducendo in iniziative sovversive: un agente della Brigata di azioni speciali (Bae) della Polizia scientifica, il cui nome è Oscar Perez, ha pilotato un elicottero dal quale sono partiti numerosi colpi e quattro granate prima sul ministero dell’Interno, dove era in corso una conferenza stampa, e poi sulla Corte suprema, cioè il Tribunale Supremo di Giustizia. Non vi sono stati fortunatamente vittime o feriti.
Perez ha anche postato su Istagram una dichiarazione in cui si dice essere rappresentante di “un’alleanza di funzionari militari, poliziotti e civili, alla ricerca di un equilibrio e contro questo governo transitorio e criminale”; nel comunicato afferma che “questa lotta è contro un governo, vile. Contro la tirannia”.
Il ministro della Comunicazione e dell’Informazione, Ernesto Villegas, ha definito l’attacco “un’azione terroristica”, “un’offensiva insurrezionale della destra estremista, con l’appoggio della Cia”.
Perez è comunque riuscito a far perdere le proprie tracce, mentre attorno ai palazzi istituzionali, tra cui quello presidenziale (Palacio Miraflores), sono stati posizionati numerosi militari e carri armati.
La situazione nel paese resta incandescente, basti pensare che dall’inizio delle proteste contro il presidente Nicolas Maduro sono oltre 70 i morti degli scontri che accompagnano le proteste, giovani spesso uccisi dai “colectivos”, bande di estremisti che sostengono il regime e che attaccano i manifestanti dell’opposizione arrivando a sparare al volto. Già oggi si contano due vittime. I numerosi arrestati, tra cui i leader delle opposizioni, vengono processati dalla Corte marziale in quanto considerati terroristi: si tratta del “Plan Zamora”, una decisione assunta dallo stesso presidente venezuelano lo scorso 8 maggio.
Fin dalle elezioni del 2015 Maduro non gode più della maggioranza del parlamento, istituzione che ha tentato di esautorare accentrando su di sé i poteri attraverso una sentenza del Tribunale supremo, poi annullata a seguito delle proteste internazionali. Maduro ha quindi indetto per fine luglio la votazione di un’Assemblea costituente nel tentativo di acquisire poteri assolutistici, tra cui quello per il presidente di sciogliere il parlamento.
Le elezioni per i governatori e i sindaci, che dovevano tenersi lo scorso anno, sono state spostate per dicembre.
L’iniziativa di voler riformare la Costituzione gli ha tuttavia precluso ogni possibilità di dialogo con le opposizioni, le quali ora respingono anche i tentativi di mediazione provenienti da fuori, come dall’Osa (Organizzazione Stati Americani) e dal Vaticano. Perché la parola d’ordine è “Maduro fora!”, dimissioni subito!
Tuttavia a protestare non ci sono solo gli oppositori, bensì anche i suoi ex-sostenitori, dal momento che nel paese c’è ormai penuria di generi alimentari e di medicinali, il mercato nero ha prezzi inaccessibili e capita spesso che i negozi di generi alimentari e i mezzi che li riforniscano vengano presi d’assalto.
La corrente elettrica è razionata da mesi, mentre l’infrazione galoppa al 700%, ma secondo esperti del Fmi potrebbe arrivare entro la fine dell’anno al 1.600%.
Con Maduro c’è l’esercito e il suo peso politico, che lo scorso 17 aprile ha fatto avere al presidente il proprio sostegno “incondizionato”.