Venezuela. L’emigrazione aggrava la crisi in attesa di un accordo politico

di Paolo Menchi

Per via della forte crisi politica ed economica che ha colpito il paese, il Venezuela negli ultimi cinque anni ha perso oltre cinque milioni di abitanti a causa dell’emigrazione, persino più della Siria sconvolta dalla guerra civile.
Oltre alla perdita di un gran numero di abitanti, si è potuto assistere ad una rivoluzione demografica in cui ora predominano donne, anziani e bambini, situazione tipica delle zone ad alta emigrazione, in cui le persone in età lavorativa, soprattutto di sesso maschile, sono costrette ad andare a lavorare all’estero per mantenere i familiari rimasti in patria.
Si calcola che il 60% delle persone che hanno dovuto lasciare il Venezuela abbiano età compresa tra i 15 e i 50 anni, con forte diminuzione delle persone in età attiva e con conseguente aumento del peso percentuale delle persone che vivono solo delle rimesse degli emigrati (circa il 65%).
Una situazione che è un forte ostacolo per la ripresa dell’economia, in una nazione che soffre da anni di una profonda crisi che ha origine anche nella contrapposizione politica, in un paese spaccato a metà.
Da questo punto di vista sembra si stia muovendo qualcosa. Nei giorni scorsi il presidente messicano Lopez Obrador ha annunciato che il suo Paese ospiterà le trattative tra il governo guidato da Nicolas Maduro e l’opposizione rappresentata da Juan Guaidò, in un negoziato promosso dalla Norvegia per cercare di raggiungere un’intesa che possa portare anche all’eliminazione delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, volute come forma di pressione contro il governo, ritenuto autoritario, ma che sono servite solo ad aggravare la situazione economica per tutti i cittadini.
I negoziati, guidati dalla Norvegia, saranno condotti da organismi internazionali neutrali e sembra che entrambe le fazioni si siano dette disposte ad accettare la mediazione per raggiungere un accordo per cercare di far ripartire un paese che ha le risorse petrolifere più ricche del mondo ma che non ha più i mezzi per estrarle.
Il nodo da sciogliere riguarda principalmente come verranno gestiste le elezioni che, secondo le opposizioni, negli ultimi anni sono state sempre pilotate dal governo, con l’ostacolo che Maduro in passato aveva dichiarato che avrebbe iniziato a trattare solo dopo che fossero state eliminate preventivamente le sanzioni economiche statunitensi.
Intanto per contrastare la iperinflazione il governo venezuelano ha annunciato che dal primo ottobre verranno tolti sei zeri dalla moneta nazionale che prenderà il nome di “Bolivar digital“, e tutti gli importi in valuta locale dovranno essere divisi per un milione.
Iniziative di questo tipo erano già state prese in passato: nel 2007 vennero tolti tre zeri e nacque il “Bolivar fuerte”, mentre nel 2018 vennero tolti addirittura cinque zeri e la moneta nazionale diventò il “Bolivar soberano”.
Purtroppo sono solo palliativi che semplificano i conti ma che non risolvono il problema della iperinflazione.