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Secondo il New York Times, che si sarebbe rifatto a fonti anonime tra cui un ex alto ufficiale venezuelano, vi sarebbero stati incontri segreti negli Usa a cui avrebbero preso parte militari del paese latinoamericano per elaborare un piano per deporre Nicolas Maduro. La cosa sarebbe poi stata messa in stand-by per via delle difficoltà; dalla casa Bianca, interpellata sulla questione, è stato fatto sapere solamente la necessità di “dialogare con tutti i venezuelani che mostrano un desiderio di democrazia”.
Nel marzo 2017 il presidente venezuelano Nicolas Maduro è riuscito nel colpo magistrale di esautorare il suo peggior nemico, cioè il parlamento, che dalle elezioni del 2015 è in mano alle opposizioni. Per farlo si è servito del suo migliore alleato, il Tribunale supremo (ex Corte suprema), la cui Sala costituzionale è formata da 7 giudici eletti dall’Assemblea parlamentare della legislatura precedente, a lui favorevole.
Da allora in Venezuela è al lavoro l’Assemblea costituente, formata quasi completamente da esponenti politici dichiaratamente sostenitori di Maduro.
D’altro canto nell’ottobre 2016 il parlamento di Caracas aveva approvato (solo 11 i contrari) una risoluzione che prevedeva l’avvio del processo di impeachment nei confronti del presidente volto a valutare le responsabilità penali di Maduro, nonché le omissioni che hanno gettato il paese nel disastro economico, con l’inflazione prevista dagli analisti al milione per cento.
