Vertice della Lega Araba: torna la Siria di al-Assad

La non interferenza fra stati nella dichiarazione finale.

di Angelo Gambella

Al 32mo summit della Lega Araba di Gedda, in Arabia Saudita, ha preso parte dopo 12 anni la delegazione siriana, guidata dal presidente Bashar al-Assad. La sospensione della Siria era avvenuta per la repressione delle manifestazioni che ha portato alla guerra civile.
La foto ufficiale, la cosiddetta “foto di famiglia”, della riunione mostra di nuovo riuniti tutti i paesi arabi. Prima del summit i fotografi hanno pure immortalato la stretta di mano tra l’egiziano Abdel Fatah al-Sisi ed Bashar al-Assad.
Nel suo intervento il presidente siriano ha detto di auspicare che “il riavvicinamento inter-arabo possa portare a grandi speranze” per la regione, con evidente riferimento alla recente riapertura delle relazioni tra l’Iran e l’Arabia Saudita, ma anche al lavoro diplomatico russo per la stabilizzazione dei rapporti fra la Siria e la Turchia, che ha ancora truppe al di sotto del confine. Ha poi ribadito la necessità che le potenze straniere non interferiscano nei paesi arabi, facendo intendere che la cosa debba valere anche per i paesi arabi stessi con altri paesi arabi.
Nel summit si è discusso di diversi argomenti tra cui i cambiamenti che potrà comportare la guerra in Ucraina, come la multipolarizzazione e le crisi economiche, ma il pezzo forte è stata la partecipazione di Volodymyr Zelensky, che ha fatto sosta in Arabia Saudita nel suo viaggio pe iil G7 di Hiroshima.
Il presidente ucraino c’è andato giù pesante, affermando senza mezzi termini che “anche qui tra voi c’è chi ha chiuso gli occhi” davanti a quanto sta accadendo in Ucraina, compreso le “annessioni illegali” dei territori. Ha quindi invitato i paesi della Lega Araba ad avere uno “sguardo onesto”, dal momento che “Gli ucraini non hanno mai scelto la guerra, ma non ci sottometteremo mai alle forze straniere e colonizzatrici”. Ha così chiesto ai paesi arabi di “aiutare a proteggere gli ucraini, compresa la minoranza musulmana, come quella tatari della Crimea”, sottolineando che “la Crimea soffre l’occupazione russa, e a essere colpiti dall’occupazione russa della Crimea sono anche i musulmani”.
Zelensky ha poi invitato Mbs, il potente principe ereditario saudita Mohammed bin Salman sospettato in occidente di essere il mandante dell’uccisione del giornalista statunitense-saudita Jamal Kashoggi, a visitare Kiev. Difficilmente tuttavia Mbs gli perdonerà l’accusa di aver chiuso gli occhi davanti al conflitto siriano.
C’è da osservare che durante la dichiarazione del presidente ucraino l’intera delegazione siriana ha tolto le cuffie delle traduzione simultanea: il gesto è stato interpretato come contrarietà siriana al passaggio sulla Russia.
Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha inviato un saluto ai partecipanti ricordando la disponibilità russa ad implementare i rapporti con i paesi arabi.
Nella dichiarazione finale, la “Dichiarazione di Gedda” alla cui firma non ha preso parte l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani esprimendo così riserve sulla la presenza siriana, è stato ribadito il sostegno dei paesi della Lega Araba alla causa palestinese; è stato rivolto un appello per la pace in Sudan, dove continuano gli scontri fra le fazioni; è stata espressa soddisfazione per il ritorno nella Lega della Repubblica Araba Siriana auspicandone l’integrità territoriale; è stato garantito il sostegno agli sforzi internazionali e regionali volti a raggiungere una soluzione politica nella crisi dello Yemen; è stata sollecitata la soluzione della crisi politica del Libano; è stata chiesta la cessazione delle ingerenze straniere negli affari interni dei paesi arabi; è stato espresso l’impegno a non armare gruppi al di fuori dell’ambito delle istituzioni statali, anche perchè “i conflitti militari interni non portano alla vittoria di una parte su un’altra, ma piuttosto esacerbano la sofferenza dei popoli”; sono stati garanti sforzi credibili allo sviluppo sostenibile, alla sicurezza, alla stabilità e alla vita in pace in quanto “sono diritti innati del cittadino arabo”; è stato scritto dello sviluppo attraverso investimenti in base a visioni e piani di alto profilo; è stato manifestato “l’impegno è l’orgoglio per i nostri valori e la nostra cultura basati sul dialogo, la tolleranza e l’apertura”; è stata considerata la necessità di “non interferire negli affari altrui con nessun pretesto, pur sottolineando il nostro rispetto per i valori e le culture degli altri e il rispetto per la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale degli Stati”; infine è stato dichiarato che “la diversità culturale è un arricchimento dei valori della comprensione e della convivenza”, per cui “noi rifiutiamo categoricamente l’egemonia di una cultura e l’esclusione di altre, e il suo utilizzo come pretesto per interferire negli affari interni dei nostri paesi arabi”.